domenica 11 maggio 2014

MOPUR-e tu?

Non sono mai stata amante degli spezzatini, per lo meno non quelli tradizionali. Quello con patate e il povero vegetale di turno non mi hanno mai esaltato e di certo da quando ho avuto la mia svolta veg non ne ho mai sentito la mancanza.
Ho provato e riprovato con i bocconcini di soia ma quei cosini finiscono inesorabilmente in fondo alla dispensa, chiamandomi ad ogni apertura dello sportello con voce suadente. Ma io ignoro, come una novella Ulisse che suggerisce ai compagni tappi alle orecchie per non sentire il canto delle sirene.
Quello che ho imparato però è che tofu, seitan& co. cotti insieme alle verdure di stagione acquistano una marcia in più e che anche quei tristi panetti informi e a detta di alcuni poco invitanti vengono valorizzati se accompagnati da una montagna di verde.
La ricetta è la tipica ricetta for dummies, non indico nemmeno le quantità perchè sono a discrezione dello chef e del numero di bocche che vanno sfamate, tenete conto che quella in foto è una porzione molto abbondante ad uso e consumo esclusivo della fotocamera. :)
La componente proteica del piatto è il mopur, un altro secondo vegetale a base di frumento. A differenza del seitan, subisce una fermentazione naturale che riduce notevolmente la percentuale di glutine e lo rende particolarmente digeribile.
Essendo a base vegetale è un alimento privo di colesterolo e la componente proteica di aggira intorno al 34% (questo è quanto riportato in etichetta e nel sito del produttore italiano più diffuso). Non avendo ancora preso abbastanza coraggio per assaggiare il tempeh, ho tentato la strada del mopur e, per lo meno in questa preparazione, non l'ho trovato malaccio. Certo, bisogna stare attenti a non farlo asciugare troppo, altrimenti diventa una soletta delle scarpe, ma questo inconveniente finora mi è capitato solo le prime volte con il seitan e ipotizzo che possa capitare la stessa cosa anche con il mopur.
Comunque, basta sproloquiare, sotto i riflettori la mia ricetta senza pretese!
SPEZZATINO DI MOPUR CON VERDURE PRIMAVERILI:


Ingredienti:
Mopur bio
Asparagi a vapore rigorosamente bio
Carciofi cotti precedentemente a vapore, tagliati a spicchi bio
Cipollotto fresco bio
Sale e pepe q.b.
Menta fresca
olio evo bio
How to:
In una padella antiaderente mettere a rosolare il cipollotto tagliato a fettine in due cucchiai di olio. Quando il cipollotto sarà bello imbiondito, aggiungere i carciofi ed il mopur tagliato a pezzettini. Cuocere a fiamma bassa con coperchio per 5-8 minuti. Se necessario, aggiungere un mezzo bicchiere d'acqua. Tagliare gli asparagi ed aggiungerli in padella e cuocere per non più di due minuti per evitare che si sfaldino troppo. Salare e pepare ed aggiungere la menta fresca tritata super finemente. Mescolare cosicchè tutto, verdure e mopur, si insaporisca per bene.
Leggero e rinfrescante! :)

Con questa ricetta, ritorno timida timida a dare il mio contributo a Salutiamoci, questo mese ospitato da Le delizie di Feli e che ha per protagonista un vero signore del bosco, l'asparago!
logo salutiamoci
 con affetto,
Zucchina.

domenica 4 maggio 2014

Breakfast mocha bread

Ho misurato la mia vita a cucchiaini di caffè.
- T.S. Eliot
Con queso tempo tutt'altro che primaverile, non c'è niente di meglio che mettere all'opera il forno e dedicare un po' di tempo ad una piccola grande passione, la cucina e i dolcetti. Quelli che ti rubano un po' di tempo, che ti tengono un po' impegnata braccia e mente. Quelli che ti danno il buongiorno, quelli che chiamano da sè una fumante tazza pucciatutto. E che mettono d'accordo un po' tutti.

Mocha Vanilla Swirl Bread
INGREDIENTI
Impasto bianco
200 di Farina 0
50 gr Manitoba
20 gr Zucchero di Canna
100 gr Latte di Soia
30 gr Olio di semi di Mais
50 gr Acqua
5 g Vaniglia di Bourbon in polvere
1/2 bustina Lievito di Birra Secco
Impasto Nero
210 gr Farina 0
4 cucchiai colmi di caffè solubile
100 gr Latte di Soia
50 gr Olio di semi di Mais
1/2 bustina Lievito di Birra Secco

Preparare i due impasti in due ciotole diverse. In ognuna di esse mettere dapprima tutti gli ingredienti secchi e poi aggiungere pian piano i liquidi. Impastare un po' con l'aiuto di un cucchiaio e poi lavorare ogni impasto su un piano infarinato per 5 minuti. Infarinare il fondo delle due ciotole ed adagiare separatamente i due impasti. Coprire con un canovaccio pulito e lasciare lievitare nel forno spento. Nel frattempo andare a lavorare!
I tempi di lievitazione dipendono dall'umidità e dalla temperatura dell'ambiente, in genere con un paio d'ore in un giorno di maggio normale e non piovoso come quello di quest'anno ve la dovreste cavare.
Il tutto è pronto quando entrambi i panetti si sono gonfiati un bel po' (circa il doppio delle dimensioni originarie). Sun un piano infarinato stendere con l'aiuto di un mattarello l'impasto bianco a formare un rettangolo. Su un foglio di carta forno stendere l'impasto scuro tanto da dargli una forma rettangolare grossomodo delle stesse dimensioni dell'altro. A questo punto basterà sovrapporre i due impasti e arrotolare a formare un salsicciotto. Rivestire uno stampo di plumcake con la carta forno, e appoggiare il rotolo che va rimesso a lievitare per un'ora e mezza.
Accendere il forno a 180° e spennellare con un po' di latte di soia la superficie. Infornare per 30/35 minuti.

Varianti:
- se gradito, sostituire il caffè solubile con 30 g di cacao amaro per un "Choco Vanilla Swirl Bread"
- per una versione più golosa, prima di sovrapporre i due impasti, si può spalmare un velo di vegella sul rettangolo bianco così da avere una cremosa farcitura incorporata in ogni fetta.

Quello che mi piace di questo pane è la fetta, ad ogni porzione si ha il meglio di entrambi i mondi, il bianco ed il nero! :)
Buona domenica,
Zucchina

giovedì 1 maggio 2014

Al di qua della barricata si mangiano "solo" insalate

Volevo dare il mio contributo a Salutiamoci ma le mie idee sembravano tutte troppo banali e scontate per essere anche solo pubblicate vicino a quelle di Lu (tanto per nominare una cuochetta che questo mese ha dato il massimo!) o di altri geniacci. Le uniche due ricette minimamente originali sono questa ed un'altra che pubblicherò prossimamente qui.
Sono giorni un po' surreali questi, a lavoro c'è aria di nuovi progetti, vissuti tuttavia con la costante paura di non essere all'altezza delle aspettative, non solo quelle del mio datore di lavoro ma soprattutto del peggior carnefice che esista: me stessa. Che poi non è che io abbia aspettative su me stessa, io non AMMETTO errori nel mio operato.
A casa le tensioni sono continue, la mia fortuna è che dobbiamo condividere gli stessi spazi solo qualche ora, ma in quelle ore può succedere di tutto. Per esempio, mio padre l'altro giorno mi ha ricordato il mio errore più grande, quello di essermi ridotta come mi sono ridotta. Ma il modo in cui lo ha detto, le parole che ha usato...beh quelle rimarranno impresse nella mia mente per molto tempo.
L'altro giorno poi una persona con cui ho parlato poco e niente si è preso la briga di psicanalizzarmi dicendo testuali parole "Si è costruita intorno un muro". Beh, c'ha proprio preso.
Per autotutelarmi (?) da ulteriori delusioni e per non dover dare spiegazioni sul mio stato di salute fisico e mentale, ho alzato fra me e gli altri una barricata. Che nonostante ora stia meglio, continuo a fortificare e a rendere più alta. Sento di non avere la forza di riaprirmi alla vita ed è assurdo visto che ho 23 anni e che di batoste ne prenderò anche più forti di quelle che ho già preso. So di aver bisogno di qualcuno per uscire da questa situazione ma non ho voglia di affidarmi ad un'altra persona, non ho voglia di riaprirmi e sentirmi dire che mi sono ridotta così "per attirare l'attenzione" o perchè "non essendo a mio agio con la femminilità, l'ho annullata così da realizzare il mio desiderio inconscio di essere uomo". Non ho voglia che vengano violati gli affari miei e che tutto venga forzato per renderlo uniforme a qualche teoria jungiana o freudiana o che so io. Non si fa così, la mia situazione, come quella di tante altre persone che hanno un problema non va inquadrata in un rigido schema di pensiero, non va snaturata pur di farla rientrare nella scuola di pensiero che si è deciso di seguire.
Comunque, nel mio piccolo, mando un timido segnale di vita dalla mia trincea con questa insalatina, ottima se accompagnata con un formaggio (dairy o veg a voi la scelta). Che tutti, me compresa, possano essere verdi, freschi e pieni di primavera come questi spinacini.
INSALATA DI SPINACI NOVELLI, FRUTTI DI BOSCO E SEMI:
(le quantità non le indico perchè è a vostra scelta)
- Spinaci novelli
- Mirtilli
- Lamponi
- Mix di semi (girasole, zucca, sesamo)
- Bacche di goji
PER LA SALSINA ALLA BIRRA
- mezza bottiglia di birra
- zucchero di canna: 2 cucchiai
- olio evo: 1 o 2 cucchiai



Per la riduzione, versare in un pentolino la birra bionda o rossa a voi la scelta, con il fuoco al minimo.
Arrivata ad ebollizione, attendere che la birra riduca della metà e spegnere. Mettere da parte e lasciar raffreddare.
Assemblare tutti gli ingredienti dell'insalatina e condire. Come? semplicemente mescolando in una ciotolina l'olio con la riduzione alla birra ormai fredda. Assaggiare. :)
(se provate questa ricetta con dosi per una persona, vi avanzerà un po' della riduzione!)
Buon 1* Maggio a tutti/tutte
Zucchina

venerdì 25 aprile 2014

Polpettone e contorno vitaminico

Finalmente oggi splende il sole, dopo una settimana di eterna decisione tra pioggia, nuvole ed umidità! Questo tempo così mi sfinisce e complice un paio di mansioni abbastanza pesanti, questa settimana non finiva più, nonostante a detta di tutti fosse una settimana "corta".
In effetti questa settimana ha messo a dura prova la mia fragile testolina (ed il mio cuoricino). E anche a casa le cose non è che vadano proprio bene, le incomprensioni si sono trascinate ed alla fine sono esplose, come era prevedibile.
L'unica cosa che posso fare ora è cercare un po' di aria di casa ed un po' di colore con questa ricettina che merita davvero. Con l'augurio per tutti e per me che questo sole sciolga definitivamente ogni grigiore che ci portiamo dentro da ormai troppo tempo.
Polpettone di fagioli cannellini e carote alla menta:
per il polpettone:
- Fagioli cannellini: 450 g
- 1 carota
- 1/4 cipolla rossa
- origano qb
- concentrato di pomodoro: 1 cucchiaino
- farina di ceci o pangrattato qb (all'incirca 2 cucchiai)
per le carote:
- olio evo: 2 cucchiai
-aceto di vino bianco: 1 cucchiaio
- 1 carota
- menta secca: 1 cucchiaio
- miele o sciroppo d'agave bio: 2 cucchiai
- sale (facoltativissimo) e pepe qb

HOW TO:
Passare al mixer i fagioli e spostare la purea in una ciotola dove poterla lavorare facilmente. Grattuggiare la carota e tritare la cipolla ed aggiungerle ai fagioli. Lavorare velocemente per distribuire le verdure in maniera omogenea, aggiungere il concentrato di pomodoro e l'origano e mescolare. Aggiungere la farina di ceci in quantità bastante a creare la consistenza polpettosa. Ovviamente le polpette di legumi non saranno mai "dure" come quelle tradizionali ma aggiungere la farina servirà ad evitare che si sformino o che si sbriciolino in un nanosecondo!
A questo punto, foderare con carta forno una teglietta (la mia era quadrata 12 x 12 cm o poco più) e creare due salsicciotti con l'impasto. Mettere da parte, accendere il forno a 180° C e dedicarsi al gravy.
Il gravy altro non è che una banalissima salsa BBQ o pseudo tale a base di metà lattina di passata di pomodoro da 200 ml, concentrato di pomodoro, peperone verde e rosso tritati, peperoncino in polvere, erbe aromatiche, salsa di soia ed una puntina di ketchup. Per questa ricetta ne bastano pochi cucchiai che verserete sopra i due mini polpettoni.
Infornare per una mezz'ora.
Tagliare le carote a bastoncini (o fa più figo dire alla julienne?!?) e farle rosolare in una padellina con olio, aggiungere due dita d'acqua con un cucchiaio di aceto. Quando le carote saranno tenere e tutta l'acqua sarà evaporata, aggiungere il miele (o l'agave) e la menta secca e mescolare bene.
Servire le carote come accompagnamento per qualche fetta del vostro mini polpettone.
A presto,

Zucchina

lunedì 21 aprile 2014

Spiedini pasqualini e la promessa di essere più presente.

La presenza. Ci sono diversi modi di intendere questa parola ed il concetto che esprime. Da piccoli ci insegnano a dire "Presente!" quando la maestra fa l'appello, da più grandicelli, quando l'appello non serve più, ci invitano a confermare la presenza quando prendiamo un impegno. Da adulti siamo tenuti ad informare che arriviamo al lavoro a tot ora e siamo presenti fino all'orario in cui si stacca. In pratica, per tutta la vita siamo chiamati a rendere conto della nostra presenza, intesa però come presenza fisica, il corpo, qui ed ora. Nessuno ci insegna a rendere conto della NOSTRA VERA presenza. In quanti possono dire di essere presenti in quel senso? In quanti possono alzare la mano sinceramente e dire "Sì, sono presente a me stessa/o"?
Ecco, io spero per voi- che ogni tanto venite qui a vedere se sono riuscita a vincere la mia incostanza e disaffezione alla maggior parte delle questioni umane pubblicando un post- spero davvero che possiate rispondere affermativamente a queste mie domande. Quanto a me, beh, per poterlo fare ne ho davvero di tante di questioni da risolvere. In questo momento in cui dall'esterno appaio una che non ha nulla di cui lamentarsi, in un momento in cui non sono più l'emblema evidente  del male di vivere (o chiamiamolo con qualche sinonimo incapacità di vivere o ancora non voler vivere), ecco, proprio ora... IO MI SONO PERSA. Oddio, mi correggo, forse il non dover affrontare lo sguardo terrorizzato degli altri di fronte ad un fantasma smagrito, il non dover affrontare ostacoli terreni come esami ed interrogazioni, il non dover rendere troppo conto di quello che faccio, mi ha messo di fronte all'evidenza che io non so chi sono davvero, non so quello che voglio davvero, io non sono presente a me stessa... io non mi conosco.
E non avendo delle fondamenta solide, traballo ad ogni prova e ad ogni ostacolo, non mi concedo di sbagliare anche se sto imparando, non mi perdono per ferite che in un modo o nell'altro non mi lascio medicare. Non mi amo per colpe che non so nemmeno io di aver commesso, odiarsi a prescindere e non sapere perchè. Ogni terreno diventa l'ennesima evidenza della mia incapacità: lavoro, cucina, blog, famiglia, amicizia. Ogni giorno mi sveglio e vivo nel terrore di sbagliare, meglio ancora vivo nell'attesa del mio personalissimo ed inevitabile errore, come se fossi programmata a questo e non aspettassi altro di vedere ancora una volta la realizzazione quotidiana del mio non essere abbastanza.
I miei post partono sempre in quarta su questi temi poi mi rendo conto anch'io di andare a cacciarmi ancora di più nei miei pensieri e che la cosa potrebbe dilungarsi troppo quindi cerco di concludere e lasciarvi alla ricetta, sicuramente meno cerebrale della premessa. Concludo quindi dicendo che sono un po' come un cantiere, cerco di pensare a me stessa come un WORK IN PROGRESS, per la serie "Stiamo lavorando per voi", anche se presto vorrei poter dire "Stiamo lavorando per me", e non in senso egoistico anche se, a questo punto penso che un po' di sano egoismo mi servirebbe. In altre parole vorrei dire di star lavorando di essere più presente. E non solo sul blog, non solo in termini di vita sociale che durante l'inverno si riduce per me praticamente a zero, ma anche e soprattutto essere più presente per me. Conoscermi, perdonarmi, apprezzarmi.






Spiedini di seitan, porri e funghi (anche detti "Non ho bisogno di mangiare l'agnello per festeggiare)
Ingredienti:
-          1 porro grande
-          100 g di seitan (non so se tua figlia lo conosce e/o le piace)
-          6 champignon grandi
-          3 cucchiai di olio
-          3 cucchiai di salsa di soia
Tagliare gli champignon in 4 (la prossima volta penso di usare direttamente champignon più piccoli ma stavolta non li ho trovati), il porro a cubotti ed il seitan a dadini. Mettere tutto in una ciotola a marinare con olio e salsa di soia. Io li ho lasciati una mezz’ora in frigo. Poi ho composto gli spiedini alternando porro, seitan, funghi. Li ho messi un vassoio e ho versato la marinata sopra gli spiedini e li ho lasciati in frigo tutta la notte. Domenica mattina ho infornato a 200° per una 20ina di minuti bagnandoli di tanto in tanto con la marinata allungata con un po’ d’acqua per non farli asciugare troppo. 
Buon lunedì,
Zucchina


domenica 30 marzo 2014

50 sfumature di amaranto (e di me)


Chi vede le date dei miei post, così lontane fra di loro, potrebbe pensare a torto che ho abbandonato del tutto le mie velleità culinarie. Allo stesso modo, chi prima conosceva la ragazza festaiola e non mi vede più in giro potrebbe pensare, e non a torto, che ho appeso le scarpe col tacco al chiodo ripiegando per una più austera vita monacale.
In effetti, ultimamente non sono la tipa che tira tardi la sera, dico ultimamente per non dire il tempo preciso, visto che è ormai un lontano ricordo anche per me quella tipa.
Da quando ho compiuto 23 anni ad inizio mese, mi sono accorta che i miei continui rimuginare e rimacinare non sono una pratica di auto tortura per gentile concessione di me stessa, bensì un percorso lento ed impreciso che però mi sta facendo entrare in contatto con me, 
In questa pseudo-analisi del tutto fai da te e spesso involontaria, sto conoscendo, o meglio dire, riconoscendo dei piccoli intoppi che prima rifiutavo di vedere ma che, proprio perché intoppi, mi hanno fatto stare male e continuano a farmi star male.
Sia chiaro, non voglio psicanalizzarmi al posto di un professionista, semplicemente sto dicendo che piano piano quello che il mio psicanalista, con le sue DISCUTIBILI teorie, qualcosa ha smosso. Ed ora sta a me scavare meglio, capire il perché della mia costante sensazione di inadeguatezza, di imperfezione imperdonabile, del mio continuo considerarmi la peggiore in confronto a qualsivoglia altro esemplare umano. A me e ad “uno bravo”, se mai riuscirò a fidarmi/Affidarmi ad un altro professionista, visto che il precedente mi ha praticamente scioccato.
Comunque, momento introspettivo a parte, il titolo non parla solo di me, ma anche di amaranto. Sarò strana io, ma questo pseudo cereale mi ha lasciato perplessa. L’ho comprato cavalcando l’onda di entusiasmo partita già in tempi poco sospetti con la quinoa (ricettata qui, ma spero di poter presto pubblicare altro) e con il grano saraceno. L’ho preparato seguendo fedelmente le indicazioni sulla busta e…risultato? bah. Quei piccoli chicchi, bellissimi per carità, a fine cottura sono diventati una pappetta densa e dura come il marmo (beh non proprio marmo, ma viste le aspettative il risultato finale mi ha scaraventato giù dall’Olimpo degli pseudo cereali.
Guardando meglio il fondo della pentola in cui versava la strana poltiglia, ho fatto quello che faccio sempre con le altre persone e cose, alias resto del mondo ma che non faccio mai nei miei confronti. DARE IL BENEFICIO DEL DUBBIO E DARE UNA SECONDA CHANCE.
Il problema principale di molte polpette, sformati, burger vegan home made è l’inevitabile sfaldarsi durante la cottura. Se i chicchi di amaranto si vogliono così bene fra loro da appiccicarsi appena cotti perché non lasciar dimostrare il loro amore anche in un burger veg?
e così sono nati questi burger, che, per carità non sono male, ma ancora non hanno fatto guadagnare molti punti all’amaranto. Anzi, se qualcuno ha una ricetta sfiziosa per favore me lo dica!!! d’altronde, amaranto viene dal greco “μάραντος”, che significa “non muore mai”. Un high lander così merita di più di una sufficienza da parte della sottoscritta.
BURGER DI AMARANTO E SPINACI

Ingredienti:
-          Amaranto cotto (100 gr da crudo)
-          Spinaci (mea culpa erano surgelati, 5 cubotti)
-          Sale blu qb
-          Pepe nero qb
-          Semi di sesamo, di girasole, di zucca: 2 cucchiai
-          Olio evo qb
-          Cipolla qb
-          Farina di ceci quanto basta per avere la certezza di un burger compatto (facoltativo)

Procedimento:
Cuocere l’amaranto, seguendo le infide istruzioni sulla confezione, e lasciar raffreddare/far diventare la massa che ha fatto crollare il mio ottimismo culinario.
Preparare gli spinaci, io li avevo lasciati scongelare in frigo dalla mattina alla sera, perché odio gli spinaci lessi, peggio se congelati e lessi. Io ho fatto dorare un po’ di cipolla in padella, aggiunto gli spinaci e ho salato un pochino a fine cottura. Ho lasciato freddare anche gli spinaci.
Ho trasferito spinaci ed amaranto in una ciotola, ho aggiunto pepe, un pochino d’olio, i semi e ho mescolato bene.
Ho iniziato a fare i miei burger, con queste dosi ne ho preparati sei piccoli, diciamo sei medaglioni, senza aggiungere la farina perché l’amaranto è stato sufficientemente colloso da far tutto da solo. J
Ho cotto il tutto a 200 ° per 20 minuti, girando i burger a metà cottura.
Ho accompagnato la mia porzioncina con una salsina ai porcini, perché mi piace l’accoppiata funghi e spinaci.
Un bacione a tutte le blogger che non ho ringraziato per i commenti ai post precendenti, ma che mi danno coraggio di andare avanti. E non solo per il blog.

Zucchina

domenica 16 marzo 2014

Cavoli, che quinoa!

Ero indecisa sul titolo del post, tanto quanto ero indecisa se pubblicare ancora una ricetta...
Già l'estate scorsa avevo in mente di realizzare un blog, uno spazio tutto mio per scrivere i miei pensieri, i miei sfoghi e le mie paure, mi piaceva l'idea di confrontarmi con le altre ragazze e vedere quanto siano belle ricette buttate lì con semplicità, come anche il cibo possa essere bello, colorato e non solo un nemico che, a periodi più o meno alterni, ti mette in scacco e ti limita e limita una normalità.
In questo periodo però mi sembra di non avere tempo per fare nulla, figuriamoci scrivere su un blog, pubblicare foto..e dire che le idee abbondano e la mia macchinetta pullula di foto...sarò sincera, il lavoro mi prosciuga le energie come nemmeno lo studio matto e disperatissimo i giorni che precedevano gli esami, lo stare quasi tutto il giorno al computer mi fa passare qualsiasi voglia di rimettermi davanti allo schermo la sera anche solo per leggere le mail, insomma, il lavoro è la mia sanguisuga personale.
Come se non bastasse le mie foto e le mie ricette sono sempre due passi indietro rispetto alle vostre, non è una gara lo so, ma per una persona che soffre di insicurezza cronica non giova.
Intanto pubblico questa, poi vedrò se è il caso di rinunciare alle mie velleità da food-blogger in erba. Sono poche le informazioni non ancora elencate di questa meraviglia, la quinoa. Per secoli dimenticata e coltivata solo nelle zone andine dimenticate dalla colonizzazione spagnola, è un concentrato di salute: è ipoallergizzante, priva di glutine, ricca di fibre ed antiossidanti. Ed è versatilissima. In una parola: FAVOLOSA.
Quinoa con cavoletti di Bruxelles e gomasio:
INGREDIENTI

- Quinoa: 80 g
- Cavoletti di Bruxelles: 100 g
- Cipolla bianca: 1/4 
-  Pepe: qb
- Gomasio: una spolverata
- Vino bianco per sfumare: mezzo bicchiere
- Salsa di soia: 2 cucchiai

HOW TO:
Mettere a cuocere la quinoa in una quantità di acqua poco salata pari a circa il doppio della quinoa. Lasciar andare per 10 minuti. Nel frattempo dedicarsi ai cavoli, ossia ripassarli in padella con olio, cipolla. Sfumare con un po' di vino e cuocere per qualche minuto a fiamma media, giusto il tempo di far evaporare il vino. Aggiungere la salsa di soia e una macinata di pepe.
Una volta cotto la quinoa, amalgamare nella padella il nostro pseudo cereale e i cavoletti, saltare in padella mescolando bene così da far insaporire. Spegnere e lasciar freddare.
Aggiungere con una spolverata di gomasio e gustare. A me è piaciuta tanto sia calda sia fredda, gustata il giorno dopo al lavoro e mi ha fatto guadagnare i complimenti del boss sulla mia inventiva :) .
Con questa ricetta partecipo a Salutiamoci, questo mese dedicato alla QUINOA ed ospitata da Daria.

salutiamoci300