Nella mia breve e giovane vita, ne ho sentiti tantissimi.
Sto parlando ovviamente degli stereotipi, modelli di comportamento e di schemi
mentali, di finte convinzioni e di luoghi comuni.
Secoli e secoli di evoluzione della specie umana per
ascoltare sempre le solite frasi di circostanza e le solite storie che
nell’immaginario collettivo assumono l’importanza di verità sacre e immutabili.
Mi riferisco anche all’ingenuità nel collegare persone o categorie di persone a
ruoli o caratteristiche o ancora ad attributi che di fatto contraddistinguono
solo una minima parte di esse. Sono errori che si possono commettere sia nella
più assoluta buonafede ma anche con perfidia e meschinità.
Il problema della maggior parte della seconda categoria di persone
(gli etichettatori seriali e convinti) sta proprio nel fatto di non comprendere
che incasellare persone o situazioni in schemi cristallizzati e rigidi è quanto
di più sbagliato e autolimitante si possa fare.
Si finisce sempre a scontrarsi con le loro idee radicate e
infrangibili, ai loro occhi presidio di verità e fortezza contro tutto e tutti,
ai miei occhi solo un mucchietto di polvere che il vento potrebbe spazzare via
in un attimo. E invece il vento no, non smuove niente, asseconda certe
convinzioni facendosi beffe di queste persone (se mi posso permettere) piccole.
Insomma, ciò che voglio dire con questa metafora malriuscita è semplicemente
che queste persone si attaccano così tanto alle loro convinzioni, ai loro punti
fermi senza voler vedere le mille sfumature della realtà, senza dar modo di
osservare quelle piccole variabili, si chiudono ad ogni possibilità di
confronto negandosi la possibilità di aprirsi a nuove prospettive e con esse a
ogni minima possibilità di crescita.
Ora, non voglio fare quella che non sbaglia mai perché non è
così, ognuno ha le sue pecche ma una minima parte di me è sempre con l’orecchio
teso pronto a sentire le ragioni degli altri, i miei occhietti pronti a
cogliere quella piccola sfumatura che sì potrebbe incrinare il mio fragile
castello di certezze, ma che potrebbe anche farmene costruire uno migliore.
Per molti l’errore sta già in partenza. Quante volte una
persona viene riconosciuta per la fama che la precede e quante volte ci si limita
a dar retta alle voci di corridoio piuttosto che conoscere, non dico tanto le
ragioni, quanto la persona stessa in modo tale da elaborare un giudizio meno
affrettato, magari conforme a quanto già si sapeva ma almeno che sia il proprio.
Sarà un retaggio di quella classe pseudo aristocratica che fondava tutto sulle
apparenze e sul nome, ma trovo profondamente ingiusto che nel 2013 ancora
stiamo ad etichettare gli altri manco fossero prodotti in scatola su uno
scaffale del supermercato. Mmmmm quello lì è una fagiolata sott’olio, no meglio
del tonno in scatola in olio EVO…”
Faccio più caso a questi modus operandi et cogitandi da
quando ho iniziato a dire di essere vegetariana. Apriti cielo!!!!
Alla luce poi della mia condizione (anche qui si scade nel
cliché “Anoressia = capriccio per attirare l’attenzione su di sé), la
stragrande maggioranza dei profani se ne esce con “Quindi mangi solo verdura?”.
E giù a spiegare che la Terra e la (loro) divinità Industria Alimentare
generano anche altri prodotti oltre alle categorie CARNE, PESCE, VERDURA. Molto
spesso la mia arringa si ferma sconsolata di fronte ad un compassionevole “Ma
io non potrei mai rinunciare alla bistecca!”. Di fronte alla desolante immagine
della persona che riduce tutte le soddisfazioni della giornata ad un pezzo di
carne, alzo bandiera bianca e con dantesca memoria “non mi curo di loro e
guardo e passo”.
La verità è che penso che queste persone abbiano un po’
paura di rinunciare allo status symbol che il mondo animale rappresenta fin dal
Medioevo (carne = ricchezza) e con quel “Ma io non potrei mai rinunciare alla
bistecca!” cerchi di esorcizzare un fantasma di povertà e (a loro dire) di non
salute – non pensando ai milioni di vegetariani e vegani che dopo anni di
questa scelta di vita ancora camminano su questa terra vivi e vegeti (stavo per
scrivere sani come un pesce ma qui potrei attirare commenti sul mangiare pesce
come sinonimo esclusivo di salute).
Dirottando queste riflessioni semiserie su un terreno meno
impervio e sicuro più soft, penso anche ai luoghi comuni in cucina. Le tipiche
associazioni mentali qui si sprecano: la Germania patria dei crauti e dei
wurstel, la Francia delle baguette, gli Stati Uniti terra di hamburger (e di
obesi che al McDonald’s ordinano l’intero menù e una Diet Coke) e ultimi ma non
ultimi gli Italiani tutta “mafia, pizza e spaghetti”. Certo, da una parte è
bello che per ogni nazione ci sia un’iconografia e un riconoscimento culinario
ma anche qui si cade nella superficialità di non indagare più a fondo la
cultura di un popolo e per giunta di sbagliare. In America per esempio mi è
capitato di ordinare in un ristorante italiano un piatto di “Spaghetti e
meatballs”, che come combinazione di gusto non ha nulla da eccepire ma che in
effetti mi ha fatto pensare che in tutta la mia vita in Italia la sola volta
che ho visto un piatto di spaghetti con polpette è stata in tv a 5 anni
guardando “Lilli ed il Vagabondo” e che nonostante non possa ritenermi
un’esperta gastronomica la marca di pasta Alfredo qui in Italia non l’ho mai
vista!
Tutto questo straparlare per postare la ricetta di questo
contorno, che delle meatballs non hanno che la forma. La ricetta è scopiazzata
– con modifiche- dal mio grande “amore” Marco Bianchi. In principio erano
broccoletti ma io stamattina ho trovato i cavoletti che mi guardavano
speranzosi al super e non ho resistito!
Cavoletti alle nocciole:
Cavoletti a profusione
¼ cipolla rossa (ricetta originale: scalogni)
Nocciole intere tostate
Olio evo (ricetta originale: olio di sesamo+olio evo)
Salsa di soia
Scottare in acqua bollente per 5 minuti i cavoletti. Nel
frattempo tritate nel mixer le nocciole dopo averle tostate in una padella
anti-aderente. Affettare la cipolla, unitela all’olio e alla salsa di soia in
una padella, quindi aggiungere i cavoletti e far cuocere a fiamma vivace per
pochi minuti. Aggiungere le nocciole prima di servire.
Buen provecho!
Uau Zucchina, mi piace quel che dici, e soprattutto come lo dici! Molto contenta di aver visto la tua traccia da me, e di averla seguita :)
RispondiEliminaQuesto è un passaggio che penso abbiamo dovuto affrontare tutti, ormai che son quasi due anni certe cose mi sembrano sempre più ovvie (nel senso che sono sempre più disillusa e desolata perciò lascio correre passivamente ormai, perlopiù), però all'inizio me ne stupivo e parecchio. Come te, anche prima della scelta, sono sempre stata portata a dare ascolto anche alle voci più sommesse, a mettermi dalla parte di quello generalmente snobbato e più debole, ad ascoltare le ragioni di qualcuno prima di emettere giudizi e sentenze. Penso che questa è una sensibilità che o si ha di partenza, o è difficile da acquisire. E purtroppo sto arrivando alla triste conclusione che il vegetarianesimo o il veganesimo non sia per tutti, anche se la speranza è l'ultima a morire.
Ho letto la tua descrizione e ti trovo davvero interessante anche come persona, penso proprio che mi leggerò anche i tuoi post precedenti per conoscerti meglio :)
Poi ti presenti così, coi cavolini di Bruxelles, non mi puoi che conquistare!
Un abbraccio e a presto!
(p.s: a me spaghetti e polpette me li hanno chiesti davvero degli americani al ristorante..e considera che lavoro in un'osteria che serve pressochè quasi tutto cibo toscano! la gente non si vergogna più di nulla! :D)
Peanut sono contenta di non trovarmi sola di fronte alla superficialità di molte persone. Certo, non posso dire di essere ancora del tutto impermeabile alle critiche (colpa della mia totale insicurezza!), soprattutto se vengono da persone a cui tengo e a cui voglio bene, ma piano piano sto realizzando che non posso certo prendermela troppo se qualcuno è dotato della sensibilità di uno squalo bianco e del tatto di una scimmia urlatrice! :P
EliminaComunque...adoro i tuoi post, hai un sense of humour fenomenale e ci troviamo d'accordo su parecchie cose! E non vedo l'ora di replicare la torta magica senza lievito - ancora non mi sono cimentata perchè io e la chimica non siamo mai andate d'accordo ma non mi farò fermare dalle mie esperienze scolastiche ahahah!
Un abbraccio a te!