Finalmente oggi splende il sole, dopo una settimana di eterna decisione tra pioggia, nuvole ed umidità! Questo tempo così mi sfinisce e complice un paio di mansioni abbastanza pesanti, questa settimana non finiva più, nonostante a detta di tutti fosse una settimana "corta".
In effetti questa settimana ha messo a dura prova la mia fragile testolina (ed il mio cuoricino). E anche a casa le cose non è che vadano proprio bene, le incomprensioni si sono trascinate ed alla fine sono esplose, come era prevedibile.
L'unica cosa che posso fare ora è cercare un po' di aria di casa ed un po' di colore con questa ricettina che merita davvero. Con l'augurio per tutti e per me che questo sole sciolga definitivamente ogni grigiore che ci portiamo dentro da ormai troppo tempo.
Polpettone di fagioli cannellini e carote alla menta:
per il polpettone:
- Fagioli cannellini: 450 g
- 1 carota
- 1/4 cipolla rossa
- origano qb
- concentrato di pomodoro: 1 cucchiaino
- farina di ceci o pangrattato qb (all'incirca 2 cucchiai)
per le carote:
- olio evo: 2 cucchiai
-aceto di vino bianco: 1 cucchiaio
- 1 carota
- menta secca: 1 cucchiaio
- miele o sciroppo d'agave bio: 2 cucchiai
- sale (facoltativissimo) e pepe qb
HOW TO:
Passare al mixer i fagioli e spostare la purea in una ciotola dove poterla lavorare facilmente. Grattuggiare la carota e tritare la cipolla ed aggiungerle ai fagioli. Lavorare velocemente per distribuire le verdure in maniera omogenea, aggiungere il concentrato di pomodoro e l'origano e mescolare. Aggiungere la farina di ceci in quantità bastante a creare la consistenza polpettosa. Ovviamente le polpette di legumi non saranno mai "dure" come quelle tradizionali ma aggiungere la farina servirà ad evitare che si sformino o che si sbriciolino in un nanosecondo!
A questo punto, foderare con carta forno una teglietta (la mia era quadrata 12 x 12 cm o poco più) e creare due salsicciotti con l'impasto. Mettere da parte, accendere il forno a 180° C e dedicarsi al gravy.
Il gravy altro non è che una banalissima salsa BBQ o pseudo tale a base di metà lattina di passata di pomodoro da 200 ml, concentrato di pomodoro, peperone verde e rosso tritati, peperoncino in polvere, erbe aromatiche, salsa di soia ed una puntina di ketchup. Per questa ricetta ne bastano pochi cucchiai che verserete sopra i due mini polpettoni.
Infornare per una mezz'ora.
Tagliare le carote a bastoncini (o fa più figo dire alla julienne?!?) e farle rosolare in una padellina con olio, aggiungere due dita d'acqua con un cucchiaio di aceto. Quando le carote saranno tenere e tutta l'acqua sarà evaporata, aggiungere il miele (o l'agave) e la menta secca e mescolare bene.
Servire le carote come accompagnamento per qualche fetta del vostro mini polpettone.
A presto,
Zucchina
venerdì 25 aprile 2014
lunedì 21 aprile 2014
Spiedini pasqualini e la promessa di essere più presente.
La presenza. Ci sono diversi modi di intendere questa parola ed il concetto che esprime. Da piccoli ci insegnano a dire "Presente!" quando la maestra fa l'appello, da più grandicelli, quando l'appello non serve più, ci invitano a confermare la presenza quando prendiamo un impegno. Da adulti siamo tenuti ad informare che arriviamo al lavoro a tot ora e siamo presenti fino all'orario in cui si stacca. In pratica, per tutta la vita siamo chiamati a rendere conto della nostra presenza, intesa però come presenza fisica, il corpo, qui ed ora. Nessuno ci insegna a rendere conto della NOSTRA VERA presenza. In quanti possono dire di essere presenti in quel senso? In quanti possono alzare la mano sinceramente e dire "Sì, sono presente a me stessa/o"?
Ecco, io spero per voi- che ogni tanto venite qui a vedere se sono riuscita a vincere la mia incostanza e disaffezione alla maggior parte delle questioni umane pubblicando un post- spero davvero che possiate rispondere affermativamente a queste mie domande. Quanto a me, beh, per poterlo fare ne ho davvero di tante di questioni da risolvere. In questo momento in cui dall'esterno appaio una che non ha nulla di cui lamentarsi, in un momento in cui non sono più l'emblema evidente del male di vivere (o chiamiamolo con qualche sinonimo incapacità di vivere o ancora non voler vivere), ecco, proprio ora... IO MI SONO PERSA. Oddio, mi correggo, forse il non dover affrontare lo sguardo terrorizzato degli altri di fronte ad un fantasma smagrito, il non dover affrontare ostacoli terreni come esami ed interrogazioni, il non dover rendere troppo conto di quello che faccio, mi ha messo di fronte all'evidenza che io non so chi sono davvero, non so quello che voglio davvero, io non sono presente a me stessa... io non mi conosco.
E non avendo delle fondamenta solide, traballo ad ogni prova e ad ogni ostacolo, non mi concedo di sbagliare anche se sto imparando, non mi perdono per ferite che in un modo o nell'altro non mi lascio medicare. Non mi amo per colpe che non so nemmeno io di aver commesso, odiarsi a prescindere e non sapere perchè. Ogni terreno diventa l'ennesima evidenza della mia incapacità: lavoro, cucina, blog, famiglia, amicizia. Ogni giorno mi sveglio e vivo nel terrore di sbagliare, meglio ancora vivo nell'attesa del mio personalissimo ed inevitabile errore, come se fossi programmata a questo e non aspettassi altro di vedere ancora una volta la realizzazione quotidiana del mio non essere abbastanza.
I miei post partono sempre in quarta su questi temi poi mi rendo conto anch'io di andare a cacciarmi ancora di più nei miei pensieri e che la cosa potrebbe dilungarsi troppo quindi cerco di concludere e lasciarvi alla ricetta, sicuramente meno cerebrale della premessa. Concludo quindi dicendo che sono un po' come un cantiere, cerco di pensare a me stessa come un WORK IN PROGRESS, per la serie "Stiamo lavorando per voi", anche se presto vorrei poter dire "Stiamo lavorando per me", e non in senso egoistico anche se, a questo punto penso che un po' di sano egoismo mi servirebbe. In altre parole vorrei dire di star lavorando di essere più presente. E non solo sul blog, non solo in termini di vita sociale che durante l'inverno si riduce per me praticamente a zero, ma anche e soprattutto essere più presente per me. Conoscermi, perdonarmi, apprezzarmi.
Zucchina
Ecco, io spero per voi- che ogni tanto venite qui a vedere se sono riuscita a vincere la mia incostanza e disaffezione alla maggior parte delle questioni umane pubblicando un post- spero davvero che possiate rispondere affermativamente a queste mie domande. Quanto a me, beh, per poterlo fare ne ho davvero di tante di questioni da risolvere. In questo momento in cui dall'esterno appaio una che non ha nulla di cui lamentarsi, in un momento in cui non sono più l'emblema evidente del male di vivere (o chiamiamolo con qualche sinonimo incapacità di vivere o ancora non voler vivere), ecco, proprio ora... IO MI SONO PERSA. Oddio, mi correggo, forse il non dover affrontare lo sguardo terrorizzato degli altri di fronte ad un fantasma smagrito, il non dover affrontare ostacoli terreni come esami ed interrogazioni, il non dover rendere troppo conto di quello che faccio, mi ha messo di fronte all'evidenza che io non so chi sono davvero, non so quello che voglio davvero, io non sono presente a me stessa... io non mi conosco.
E non avendo delle fondamenta solide, traballo ad ogni prova e ad ogni ostacolo, non mi concedo di sbagliare anche se sto imparando, non mi perdono per ferite che in un modo o nell'altro non mi lascio medicare. Non mi amo per colpe che non so nemmeno io di aver commesso, odiarsi a prescindere e non sapere perchè. Ogni terreno diventa l'ennesima evidenza della mia incapacità: lavoro, cucina, blog, famiglia, amicizia. Ogni giorno mi sveglio e vivo nel terrore di sbagliare, meglio ancora vivo nell'attesa del mio personalissimo ed inevitabile errore, come se fossi programmata a questo e non aspettassi altro di vedere ancora una volta la realizzazione quotidiana del mio non essere abbastanza.
I miei post partono sempre in quarta su questi temi poi mi rendo conto anch'io di andare a cacciarmi ancora di più nei miei pensieri e che la cosa potrebbe dilungarsi troppo quindi cerco di concludere e lasciarvi alla ricetta, sicuramente meno cerebrale della premessa. Concludo quindi dicendo che sono un po' come un cantiere, cerco di pensare a me stessa come un WORK IN PROGRESS, per la serie "Stiamo lavorando per voi", anche se presto vorrei poter dire "Stiamo lavorando per me", e non in senso egoistico anche se, a questo punto penso che un po' di sano egoismo mi servirebbe. In altre parole vorrei dire di star lavorando di essere più presente. E non solo sul blog, non solo in termini di vita sociale che durante l'inverno si riduce per me praticamente a zero, ma anche e soprattutto essere più presente per me. Conoscermi, perdonarmi, apprezzarmi.
Spiedini di seitan, porri e funghi (anche detti "Non ho bisogno di mangiare l'agnello per festeggiare)
Ingredienti:
-
1 porro grande
-
100 g di seitan (non so se tua figlia lo conosce
e/o le piace)
-
6 champignon grandi
-
3 cucchiai di olio
-
3 cucchiai di salsa di soia
Tagliare gli champignon in 4 (la prossima volta penso di
usare direttamente champignon più piccoli ma stavolta non li ho trovati), il
porro a cubotti ed il seitan a dadini. Mettere tutto in una ciotola a marinare
con olio e salsa di soia. Io li ho lasciati una mezz’ora in frigo. Poi ho
composto gli spiedini alternando porro, seitan, funghi. Li ho messi un vassoio
e ho versato la marinata sopra gli spiedini e li ho lasciati in frigo tutta la
notte. Domenica mattina ho infornato a 200° per una 20ina di minuti bagnandoli di
tanto in tanto con la marinata allungata con un po’ d’acqua per non farli
asciugare troppo.
Buon lunedì,Zucchina
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