Guardarsi intorno e realizzare che
anche stavolta siamo a Natale, siamo a Dicembre, anche quest’anno
sta volgendo al termine. È presto per i bilanci, riflettevo solo sul
fatto che quest’anno il tempo è volato via in una maniera
imbarazzante, dopo l’estate è stato un attimo Nemmeno
concentrandomi tutto il giorno riuscirei a ricordare momenti precisi
in mezzo alla frenesia e alle scadenze – anche burocratiche – da
rispettare per la Laurea. Giorni e giorni di isolamento nella mia
stanza da studentessa universitaria con cellulare in modalità
offline, giorni di continue incomprensioni perché ogni parola può
essere intesa in modo diverso da quello con cui l’altro le
pronuncia. E qui partirebbero discussioni infinite sulla
comunicazione, sulle mille sfaccettature che una frase può avere,
sulle ambivalenze o semplicemente sulla capacità di distorsione che
una mente particolarmente sensibile in un periodo fragile può
mettere a punto.
È un periodo di transizione questo, è
un caso che coincida anche con l’ultimo mese dell’anno, come se
il 2013 mi si fosse messo accanto e ora ce ne andiamo a braccetto
verso la porta d’uscita, l’anno per andarsene definitivamente per
lasciar posto ad un anno che sia (speriamo) migliore da tutti i punti
di vista e per tutti.
Mi piace pensare che presto troveremo
la stabilità anche in famiglia, che questo periodo pieno di scossoni
sia solo di assestamento verso dinamiche più tranquille. Il terreno
di scontro di questi giorni con il boss è la mia scelta vegetariana,
se non accettata, sopportata per quasi un anno e mezzo ma che ora va
stretta. Lo so, non è semplice, soprattutto perché io ero la
bambina che il primo giorno di scuola voleva come piatto coccola la
cotoletta o che d’inverno imitava il papà nel mettere la mano in
posizione degna del “Ripatransone-style” per mangiare pane e
salsiccia. So anche che non è semplice perché, nonostante abbia
fatto passi avanti, ancora ne ho tanti da fare contro la condizione
fisica e non solo psicologica in cui verso ormai da troppo tempo. Non
lo biasimo ma non lo giustifico.
Il problema è che sono anni ormai che,
ogni volta che ci mettiamo tutti e quattro a tavola, sento di essere
seduta sopra una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Ci
scrutiamo da un lato all’altro della tavola nemmeno ad una partita
di poker. Ed è brutto perché sbagliamo completamente il senso di
questo momento, perdiamo minuti preziosi per stare insieme visto che
il lavoro porta via giornate intere. Ma non do la colpa solo a mio
padre, la colpa è anche mia che sono complice di questa “guerra
fredda” che ogni giorno si consuma a tavola.
Nonostante la mia condizione e
nonostante spesso sia rimasta a casa da sola, all’università la
domenica il pranzo un po’ speciale non mancava mai. Ovviamente un
piatto fast and furious, ovviamente dosi rigorosamente per una
persona ma sempre in grado di farmi sentire un po’ più a casa,
come vantaggio avevo dalla mia i 70 km di distanza che impedivano
qualsiasi commento, come svantaggio c’è quello che, a dispetto del
<<Dove c’è B…..a, c’è casa>>, un piatto non fa
mai completamente casa se non lo puoi condividere con chi ami (al di
là delle tensioni che spingono a pensare che sia così).
Ora che sono qui, anche se fa male,
sono contenta di riappropriarmi della solennità con cui mia mamma
serve i piatti la domenica prima di servirsi lei, l’accenno di
“segnali di pace” che lei lancia sperando che tutti – e
sottolineo tutti – colgano. Questa domenica, il menù comprendeva
oltre al secondo carnivoro, le tagliatelle panna e funghi. Per me
solo panna e funghi, per gli altri panna, funghi e salsiccia (mi
rendo conto che questo blog potrebbe tranquillamente chiamarsi
“Confessioni di una salsiccia” perché è citata in ogni post che
ho scritto finora!). Tralascio la ricetta perché si trattava di una
semplice tagliatella all’uovo con un condimento avvolgente di
panna, porcini (e lady S! ), che
penso tutti potrebbero cucinare meglio di me. A onor del vero,
l’unica differenza potrebbe essere la panna che ho usato, che era
di soia (astenersi assolutamente dalla marca di prodotti a base di
soia più gettonata per il gusto di carta che ha quasi ogni prodotto,
io per fortuna ne ho trovata una con cui ho preparato anche un
dolce!); oltre a questo, ho aggiunto a crudo, quando i porcini erano
ormai cotti un filINO di olio aromatizzato al tartufo bianco, non
troppo altrimenti rischia di dare un sapore troppo forte, ed infine
spolverata di prezzemolo.
Ho semplicemente accennato alla ricetta
per lasciare un appunto sul fungo porcino, il “Principe” del
bosco! Fino a pochi anni fa, erano noti solo per l'alto contenuto di acqua e fibre, ma è riduttivo perchè sono ricchi in potassio, fosforo, rame, selenio, sodio, betacarotene, acido folico e quindi sono l'ideale per diete "dimagranti", per i regimi depurativi, per la stitichezza con aerofagia. Sono presenti in scarse quantità i carboidrati, i lipidi son
quasi assenti (meno dell’1%), le proteine sono rappresentati con un 5% (non a caso, sono le "bistecche" del bosco) e
le vitamine abbondano con vitamina PP (niacina), la K e le vitamine del
gruppo B (tra cui la colina). Il fungo porcino è noto per le loro proprietà rimineralizzanti, plastiche e antianemiche. Un articolo su Glycobiology sottolinea la presenza di una molecola antitumorale, una lectina, che inibisce selettivamente la proliferazione di diverse linee cellulari
tumorali e lega un marcatore presente sulla superficie
di cellule neoplastiche e assente in quelle normali (riporto questo articolo perchè è il frutto del lavoro sinergico tra un team italiano, il dipartimento di Biochimica “A. Castellani” dell'Università di Pavia, argentino (dipartimento di Chimica biologica dell'Universitad Nacional de
Córdoba).
Ultima ma non ultima, ricordo la presenza di eritadenina, potente ipocolesterolemizzante.
Vi saluto ricordandovi di abbracciare i vostri genitori anche se vi fanno arrabbiare!
Zucchina
Nessun commento:
Posta un commento