martedì 10 dicembre 2013

We fight all the time You and I...that's alright... We're the same soul

Guardarsi intorno e realizzare che anche stavolta siamo a Natale, siamo a Dicembre, anche quest’anno sta volgendo al termine. È presto per i bilanci, riflettevo solo sul fatto che quest’anno il tempo è volato via in una maniera imbarazzante, dopo l’estate è stato un attimo Nemmeno concentrandomi tutto il giorno riuscirei a ricordare momenti precisi in mezzo alla frenesia e alle scadenze – anche burocratiche – da rispettare per la Laurea. Giorni e giorni di isolamento nella mia stanza da studentessa universitaria con cellulare in modalità offline, giorni di continue incomprensioni perché ogni parola può essere intesa in modo diverso da quello con cui l’altro le pronuncia. E qui partirebbero discussioni infinite sulla comunicazione, sulle mille sfaccettature che una frase può avere, sulle ambivalenze o semplicemente sulla capacità di distorsione che una mente particolarmente sensibile in un periodo fragile può mettere a punto.
È un periodo di transizione questo, è un caso che coincida anche con l’ultimo mese dell’anno, come se il 2013 mi si fosse messo accanto e ora ce ne andiamo a braccetto verso la porta d’uscita, l’anno per andarsene definitivamente per lasciar posto ad un anno che sia (speriamo) migliore da tutti i punti di vista e per tutti.
Mi piace pensare che presto troveremo la stabilità anche in famiglia, che questo periodo pieno di scossoni sia solo di assestamento verso dinamiche più tranquille. Il terreno di scontro di questi giorni con il boss è la mia scelta vegetariana, se non accettata, sopportata per quasi un anno e mezzo ma che ora va stretta. Lo so, non è semplice, soprattutto perché io ero la bambina che il primo giorno di scuola voleva come piatto coccola la cotoletta o che d’inverno imitava il papà nel mettere la mano in posizione degna del “Ripatransone-style” per mangiare pane e salsiccia. So anche che non è semplice perché, nonostante abbia fatto passi avanti, ancora ne ho tanti da fare contro la condizione fisica e non solo psicologica in cui verso ormai da troppo tempo. Non lo biasimo ma non lo giustifico.
Il problema è che sono anni ormai che, ogni volta che ci mettiamo tutti e quattro a tavola, sento di essere seduta sopra una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Ci scrutiamo da un lato all’altro della tavola nemmeno ad una partita di poker. Ed è brutto perché sbagliamo completamente il senso di questo momento, perdiamo minuti preziosi per stare insieme visto che il lavoro porta via giornate intere. Ma non do la colpa solo a mio padre, la colpa è anche mia che sono complice di questa “guerra fredda” che ogni giorno si consuma a tavola.
Nonostante la mia condizione e nonostante spesso sia rimasta a casa da sola, all’università la domenica il pranzo un po’ speciale non mancava mai. Ovviamente un piatto fast and furious, ovviamente dosi rigorosamente per una persona ma sempre in grado di farmi sentire un po’ più a casa, come vantaggio avevo dalla mia i 70 km di distanza che impedivano qualsiasi commento, come svantaggio c’è quello che, a dispetto del <<Dove c’è B…..a, c’è casa>>, un piatto non fa mai completamente casa se non lo puoi condividere con chi ami (al di là delle tensioni che spingono a pensare che sia così).
Ora che sono qui, anche se fa male, sono contenta di riappropriarmi della solennità con cui mia mamma serve i piatti la domenica prima di servirsi lei, l’accenno di “segnali di pace” che lei lancia sperando che tutti – e sottolineo tutti – colgano. Questa domenica, il menù comprendeva oltre al secondo carnivoro, le tagliatelle panna e funghi. Per me solo panna e funghi, per gli altri panna, funghi e salsiccia (mi rendo conto che questo blog potrebbe tranquillamente chiamarsi “Confessioni di una salsiccia” perché è citata in ogni post che ho scritto finora!). Tralascio la ricetta perché si trattava di una semplice tagliatella all’uovo con un condimento avvolgente di panna, porcini (e lady S! ), che penso tutti potrebbero cucinare meglio di me. A onor del vero, l’unica differenza potrebbe essere la panna che ho usato, che era di soia (astenersi assolutamente dalla marca di prodotti a base di soia più gettonata per il gusto di carta che ha quasi ogni prodotto, io per fortuna ne ho trovata una con cui ho preparato anche un dolce!); oltre a questo, ho aggiunto a crudo, quando i porcini erano ormai cotti un filINO di olio aromatizzato al tartufo bianco, non troppo altrimenti rischia di dare un sapore troppo forte, ed infine spolverata di prezzemolo.
Ho semplicemente accennato alla ricetta per lasciare un appunto sul fungo porcino, il “Principe” del bosco! Fino a pochi anni fa, erano noti solo per l'alto contenuto di acqua e fibre, ma è riduttivo perchè sono ricchi in potassio, fosforo, rame, selenio, sodio, betacarotene, acido folico e quindi sono l'ideale per diete "dimagranti", per i regimi depurativi, per la stitichezza con aerofagia. Sono presenti in scarse quantità i carboidrati, i lipidi son quasi assenti (meno dell’1%), le proteine sono rappresentati con un 5% (non a caso, sono le "bistecche" del bosco) e le vitamine abbondano con vitamina PP (niacina), la K e le vitamine del gruppo B (tra cui la colina). Il fungo porcino è noto per le loro proprietà rimineralizzanti, plastiche e antianemiche. Un articolo su Glycobiology sottolinea la presenza di una molecola antitumorale, una lectina, che inibisce selettivamente la proliferazione di diverse linee cellulari tumorali e lega un marcatore presente sulla superficie di cellule neoplastiche e assente in quelle normali (riporto questo articolo perchè è il frutto del lavoro sinergico tra un team italiano, il dipartimento di Biochimica “A. Castellani” dell'Università di Pavia, argentino (dipartimento di Chimica biologica dell'Universitad Nacional de Córdoba). 
Ultima ma non ultima, ricordo la presenza di eritadenina, potente ipocolesterolemizzante. 
Vi saluto ricordandovi di abbracciare i vostri genitori anche se vi fanno arrabbiare!
Zucchina

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