Per la serie “Non si vive di sole verdure” ho deciso di
offrirmi volontaria per il dolce da servire durante il pranzo di Natale. In
passato la mia famiglia si è affidata a qualche pasticceria sia per mancanza di
tempo (i miei lavorano tutto il giorno e io non avevo velleità culinarie in tal
senso) e per comodità, vista la numerosità di chi sedeva a tavola con noi. Il
Natale è famiglia ma vuoi per “orsaggine”, vuoi per le ultime vicissitudini
famigliari, abbiamo sentito l’esigenza di passare il pranzo tra noi. Pochi ma
buoni, piatti semplici ma che fanno “casa” e “amore”.
Avevo in mente il dolce più natalizio che ci sia, il
tronchetto, ma il terrorismo psicologico imbastito da mia mamma sulle
difficoltà di preparazione del biscuit “tradizionale” figuriamoci in versione
senza, ho ripiegato su un tronchetto destrutturato, ho semplicemente cambiato
la forma a quello che avevo già in mente e devo dire che…
NELL’ETERNA LOTTA TRA TRADIZIONALE E VEGAN, IL VEGAN HA
VINTO!!!!!!!
Il giorno stesso che ho sfornato la mia creatura, in frigo
si è materializzato un mini tronchetto all’alchermes che i miei hanno ricevuto
in regalo, regalo che staziona ancora pressoché integro in frigo mentre il mio
dolce è stato spazzolato in meno di due giorni da famiglia e amici! Yuppy!
Certe vittorie non possono che fare bene alla mia
inesistente autostima e non possono convincermi che la passione per la cucina
non potrà che farmi bene. Piccole soddisfazioni che sollevano l’umore e fanno
bene al cuore.
TORTA FARCITA E RICOPERTA DI CIOCCOLATO:
Per la base: (una teglia da 18 cm)
275 gr di farina 00 o integrale
1 bustina di lievito (16 gr)
190 gr di zucchero (anche di canna)
50 ml di olio di girasole
300 ml di acqua + 50 ml Baileys
60 gr di cacao amaro
per la farcitura:
300 ml di latte vegetale
2 cucchiai di maizena
1 cucchiaio di zucchero
2/3 cucchiaioni di crema di nocciole veg
per la copertura:
100 g cioccolato fondente
1 cucchiaio di malto di riso
25 ml latte veg
Prepariamo la base
In una ciotola capiente lavorate tutti gli ingredienti con lo sbattitore elettrico fino ad ottenere un composto omogeneo. Cuocete in forno
già caldo a 180 gradi per 45 minuti circa (io ho impostato inizialmente 45 minuti ma la prova dello stuzzicadenti non ha lasciato dubbi sulla
necessità d prolungare la cottura). Lasciare raffreddare bene prima di farcirla, potreste preparare la base la sera e farcirla il giorno successivo come ho fatto io).
Passiamo alla crema simil pasticcera: Versate il latte in un pentolino e fatelo intipidire, spostatelo dal fuoco
ed unite progressivamente la maizena setacciata e lo zucchero. Mescolate accuratamente con la frusta e rimettete il pentolino sul fuoco a fiamma bassa. Continuate
a mescolare con la frusta piuttosto vigorosamente in modo da evitare la
formazione di grumi, quando la crema incomincia a prendere consistenza e
a rapprendersi spegnere il fuoco e spostare il pentolino.Aggiungete tanta crema di nocciole quanta il vostro gusto per il veghelloso vi suggerisce!
Tagliate la torta e farcite, dopodichè dedicatevi alla copertura: semplice semplice! Fate fondere il cioccolato a bagnomaria, aggiungete latte e malto e mescolate fino ad amalgamare perfettamente il tutto. Avrete una crema liscia e omogenea profumatissima. Resistete alla tentazione di non sbafarvela a cucchiaiate e versatela sulla torta, distribuendola in modo uniforme aiutandovi con un leccapentola. Lasciar raffreddare per qualche ora...e gnam hnam!!!!
Prima di salutarvi, una piccola lamentela che riprende il
tema qui già ampiamente discusso sulla difficoltà e la diffidenza che noi veg
incontriamo a tavola. Sono stata invitata dalla mia migliore amica ad un cenone
di Capodanno. Menù di carne o pesce a scelta ad un prezzo conveniente. Accetto
e provo a chiedere per qualcosa che non implichi i due ingredienti sopracitati,
convinta che per una volta la tradizione sia dalla mia (che cenone è senza un
piatto di lenticchie????). La laconica risposta è stata “I menù sono fissi: carne
o pesce?”. L’aggettivo FISSO calza a pennello per descrivere anche la mentalità
ristretta e inflessibile, tristemente ancorata a marmoree posizioni. E mi
condanna ad una cena a base di un pugnetto di lattuga. Se va bene. Alla faccia
della tradizione e dell’idea della lenticchia simbolo di ricchezza ed
abbondanza. Uff.
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