domenica 26 ottobre 2014

Una stagione del CAVOLO!



E rieccomi di nuovo qui, alle prese con i primi freddi, i primi malanni, i primi giorni in cui a metà pomeriggio in studio si deve accendere la luce ed i primi giorni con i camici a maniche lunghe. Quest’anno è stato strano, l’estate è arrivata quasi solo su carta, un settembre piovoso, un ottobre soleggiato fino a qualche giorno fa. Di pari passo al meteo strano, anche il mio umore è stato sempre tendenzialmente grigio a parte qualche sporadica schiarita. Quasi mi sto abituando a questo stato d’animo un po’ malinconico, degno di tanti poeti che al Liceo mi piacevano tanto ma che in fondo non si adattano a me, che mal mi ritrovo dopo tutti questi anni in questa condizione. Strana la vita, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che ho sorriso di cuore e non con quel velo di rassegnazione, che quasi dubito di averlo mai vissuto davvero un periodo buono. Eppure so che è così, o anche se non fosse, da qualche parte so che il mio periodo buono mi sta aspettando. No hay mal que dure cien anos, ni cuerpo que lo restiste, dice mia madre. Non c’è male che duri cent’anni, né corpo che lo possa sopportare. Cinque anni a questa lotta sono il mio più che sufficiente contributo. E così piano piano cerco di zittire le voci che ho dentro, alle volta funziona, alle volte no. Certi giorni non vorrei nemmeno alzarmi dal letto e certi giorni lo faccio trascinandomi tra le ore di lavoro solo con il desiderio di tornare a casa a riposare. È una lotta che ti sfianca fisicamente e mentalmente e ti lascia sempre con un po’ di grigiume nello sguardo. Ma è una lotta che continuerà.

Come si è capito più volte, non sono amante della stagione fredda, non mi piacciono i maglioni sformati e non mi piace dovermi conciare come l’omino Michelin per uscire. Ma s’ha da fare se hai un metabolismo che fa schifo e pochi cm di ciccia per coprirti. Non mi piace la monotonia della frutta, mela, pera, kiwi, banana, non mi piace che il rosso del pomodoro sia smorto e quel poco non se l’è certo guadagnato sotto il sole. Ma ancora il mio lavoro o il mio facoltoso marito (che ancora devo conoscere eh?) non mi permettono di svernare ai Caraibi, quindi sto qua, avvolta nella mia coperta di pile a sorseggiare il mio thè e a cercare ricette carine ed originali da provare…o come capita spesso, intasare i “Preferiti” di Mozilla.                                                    
Una delle cose (ce ne sono, ce ne sono un paio, lo ammetto!) sono loro: cavoli, verze, cavolfiori e famiglia… li adoro in ogni forma, colore e dimensione e quando ho ripreso in mano il numero di “Vegetarian Times” comprato qualche mese fa a New York non ho potuto fare a meno di accendere il fornello e cucinare. Ho modificato qualcosa per adattare la ricetta a quello che avevo in casa ma il risultato è comunque un contorno sorprendente!

RAINBOW STIR- FRY
INGREDIENTI:
3 cucchiai di succo d’arancia
2 cucchiai di salsa di soia a ridotto contenuto di sale
1 cucchiaino di preparato per pasta aglio, olio e peperoncino (si può sostituire con del peperoncino o paprika in polvere ed un po’ d’aglio in cottura)
2 cucchiaini di olio di sesamo
Mezzo cavolo cappuccio rosso (diciamo 300g) tagliato sottilmente
1 peperone rosso tagliato a listarelle
1 zucchina piccola tagliata a julienne
100 g di edamame surgelati
3-4 manciate di funghi champignon affettati
4 cipollotti tagliati sottilmente


HOW TO:
Per prima cosa, preparare la salsina: in un bicchiere mescolare insieme succo d’arancia, salsa di soia e peperoncino. Scaldare a fiamma alta l’olio di sesamo in un wok o in una padella. Aggiungere i funghi, mescolare e lasciar cuocere per circa tre minuti. Aggiungere 3 cucchiai d’acqua ed il cavolo cappuccio. Cuocere, mescolando, per altri 4 minuti. Aggiungere il peperone a listarelle, la zucchina, gli edamame, un paio di cucchiai d’acqua e cuocere per 4 minuti. Aggiungere quindi i cipollotti e versare la salsina all’arancia. Mescolare e cuocere per altri due minuti a fiamma media.

domenica 12 ottobre 2014

Non esistono più le mezze stagioni...(meteo- e culinariamente)

Non posso iniziare questo post senza rispondere brevemente ai commenti lasciati nel mio post precedente. I giorni passano e lo spirito è ancora traballante. Non so proprio da dove derivi questa mia incertezza, questa mio sentirmi sempre fuori posto ed  inadeguata. Ho sempre amato scrivere, persino a dieci anni tenevo un diario e più volte riprendendoli in mano ho sorriso nel leggere di una sicurezza fiera e sincera. Non sono sempre stata una con le palle rientrate, le unghie le sapevo tirare fuori eccome, anche solo per rivendicare il mio ruolo di Sailor Moon all'asilo!
Eppure nel tempo, qualcosa si è spezzato e le piccole delusioni accumulate nel tempo, quel mio rendermi conto che le altre erano più estroverse, più sgamate e più brillanti di me mi hanno indotto a credere di essere meno di tutte. Di non poter piacere a nessuno. Di non meritarmi nulla di buono. Di perdere l'equilibrio e cadere nella trappola.
E non è facile uscire, è una delle condizioni più subdole che esistano, non appena pensi di esserti sottratta di poco dalla sua vista,Lei è subito pronta a riprenderti sotto il suo giogo. La mia è una battaglia doppia perchè dalla mia ho la consapevolezza, non sono più lo scricciolo che pensava che il problema fosse degli altri, non sono più la povera ingenua che pensava di avere il controllo quando tutto avevo fuorchè il controllo della situazione. Sto male il doppio perchè so e al tempo stesso non posso far a meno di stare al gioco. Fondamentalmente posso intuire anche il problema... in un certo senso, ormai sono così abituata a questo stare male che penso non esistano alternative, almeno non per me. E fondamentalmente la barricata che ho costruito tra me e il mondo è una garanzia per future batoste, aprirmi agli altri può sempre riservarmi brutte sorprese, l'ultima proprio durante questa settimana.
Insomma è brutto dirlo ma stare male mi fa quasi comodo in certe situazioni. Perchè ho paura, sono
una vigliacca, timida ed inerme di fronte alla vita che vorrei ma che ho paura di vivere...

E a proposito di paure, questa ricetta è la prova che molti pregiudizi che ho/avevo sono delle grandi stupidate. Solo che un conto sono un paio di muffin, un conto è la vita.
Diciamo che fino a qualche mese fa sarei inorridita nel pronunciare parole come AVOCADO, BURRO, LATTE DI COCCO. Ed ora invece , è un appuntamento fisso sedermi a tavola addentando una fetta di pane con guacamole o mangiando la mia cofana di insalata con fettine di avocado. Ho anche comprato ed usato una lattina di LATTE DI COCCO, cosa da cui mi sono ben guardata per anni in passato.
Quanto al BURRO/MARGARINA, sono ancora intransigente ma penso di aver trovato un BUON compromesso. E ho capito che mi sto perdendo tante cose golosissime fissandomi solo sui numeri riportati sulle etichette (e non parlo di codici a barre e prezzi).

Muffin alle mandorle e lamponi:

INGREDIENTI per 12 muffin:
- 3/4 cup latte di mandorle (la bevanda di mandorle, lo sapevate che per legge in EU non si può più parlare di latte vegetale???? latte è per definizione solo il risultato di una "secrezione" di un mammifero)
- 2 cucchiaini di aceto di mele apple cider vinegar
- 1/2 cup di crema di mandorle
- 1/3 cup di olio di semi di girasole
- 2/3 cup di zucchero grezzo di canna
- 1 cup + 2 cucchiai colmi di farina tipo 0
- 1 cucchiaino di lievito in polvere
- 1/2 cucchiaino di bicarbonato
- un pizzico di sale (io ho messo quello rosa dell'Himalaya)
- 12 lamponi (io li ho trovati freschi che sono il massimo!) 
HOW TO:
Prima di tutto, accendere il forno a 180° C e oleare ed infarinare uno stampo per muffin.
In un bicchiere mescolare la bevanda di mandorle con l'aceto e lasciar riposare per almeno 10 minuti.
In una ciotola, unire crema di mandorle, olio, zucchero e mixare fino a che tutto è perfettamente amalgamato. Aggiungere quindi la combinazione di aceto e bevanda. Mescolare.
A parte unire tutti gli ingredienti secchi e cioè farina, lievito in polvere, bicarbonato e sale. Aggiungere tutto a quelli liquidi e mescolare tutto fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo.
Riempire gli stampini per cupcake fino a 2/3 metà della loro altezza. Al centro di ogni muffin affondare un lampone ed infornare per circa 25 minuti.

NOTE:
Questi dolcetti sono soffici, profumati e con una sorpresa dolce-acidula. Li trovo il giusto compromesso tra gli estivi lamponi e le regine dell’autunno, le mandorle. Sono piaciuti a tutti, persino al mio intransigente ed iper critico papà. La crema di mandorle l’ho sempre afferrata al bio ma l’ho sempre rimessa al suo posto, complici i valori nutrizionali fuori (dai miei) range ed il prezzo non proprio in linea con il mio portafoglio da tirocinante che lotta per auto mantenersi. Ma è stata definitivamente una dolce scoperta… ed una piccola vittoria.
Un abbraccio, 
Zu






giovedì 2 ottobre 2014

It's raining cats and dogs..



Certe volte l’unica cosa di cui si ha bisogno è che siano gli eventi a decidere per te. Purtroppo non sono mai stata il tipo che si lascia andare seguendo il flusso delle cose senza pensarci troppo. Anzi ogni singola cosa per me diventa un pretesto per rimuginare, macinare, pensare ai se e ai ma, a come sarebbe potuta andare o a che cosa sarebbe successo se io avessi imboccato l’altra strada piuttosto che quella scelta…
e forse è questo il motivo per cui sono ancora qui, dopo cinque anni, dopo un’altalena continua di kg presi e kg persi, riflesso tangente di quanto stia vivendo a livello emotivo: sono talmente tanto impantanata a capire del perché e del per come mi sono cacciata in questo schifo di vincoli mentali e paura che ho perso di vista il COME uscirne.
Questa settimana sono dovuta stare al gioco dei miei che hanno lanciato l’ultimatum “O ti dai una calmata o torni a vivere da noi” e quindi eccomi qui, dopo quattro giorni in cui ho provato ad adattarmi al sorriso, a guardare oltre il mio disagio, a cercare di non pensare ai cattivi pensieri, a focalizzarmi sull’obiettivo, a cercare di migliorarmi e, perché no, ad indossare una maschera, quella del sorriso, provando ad autoconvincermi che fosse il mio stato d’animo vero. O meglio, a plasmare quanto meglio possibile il mio stato d’animo sull’immagine che i miei dovevano avere di me.
Quali sono stati i risultati? I primi due giorni sono andati più che bene, quasi cominciavo a credere che era facile, che piano piano non sarebbe stata una maschera, che il sorriso sarebbe presto diventato sincero, ma tra oggi e ieri, forse complice la pioggia, si è fatta di nuovo strada quella sensazione di angoscia che ormai mi segue da tanto. Io non so perché, non so come ma sono anni che mi perseguita l’idea di essere inadeguata. Prima al classico, poi all’università, ora al lavoro ed in generale inadatta a stare qui, terribilmente convinta di essere sempre e solo fuori posto. Perché è così difficile amarsi un po’?

E se fuori piove, anche qui sul blog piovono … polpette


FALAFEL DI CECI
 Ingredienti:
-         250 gr di ceci secchi
-         mezza cipolla
-         prezzemolo tritato
-         1 spicchio d'aglio
-         2 cucchiaini cumino
-         coriandolo (facoltativo)
-         farina di ceci (facoltativa)
-         olio extravergine d'oliva
-         sale e pepe

Mettere in ammollo i ceci secchi per 24-36 ore. Scolare i legumi e metterli nel bicchiere del mixer, senza cuocerli. Aggiungere la cipolla tritata, il prezzemolo, lo spicchio d'aglio, il cumino e le altre spezie.
Frullare fino ad ottenere un composto omogeneo, aggiustando di sale e pepe. Si può aggiungere qualche cucchiaiata di acqua. Lasciar riposare l'impasto in frigorifero per circa un’ora.
Formare le crocchettepolpette con le mani leggermente bagnate. Nel caso in cui i falafel risultino troppo molli, è possibile aggiungere 2 o più cucchiai di farina di ceci.
In teoria i falafel vanno fritti in olio bollente, io li ho fatti al forno. È sufficiente cuocerli per circa 25 minuti a 180 gradi in una teglia foderata con carta forno. Le polpette sono pronte quando risulteranno dorate in superficie. Si possono anche fare su una padella antiaderente.
Ecco qui una foto da vicino delle mie creature: 


Zu