martedì 28 gennaio 2014

SEITAN-to buono :)


Sono giorni particolari per me, il fatto di non avere esami da preparare mi lascia molto tempo per riflettere e non sempre è un’attività positiva per me. Cerco di tenermi impegnata, consegno curricula, svolgo commissioni per i miei, faccio da autista a mia sorella, esco con gli amici, a casa tengo la testa impegnata come posso. Sono stata parecchio indecisa su questo post, non sapevo che ricetta pubblicare, ne ho diverse già pronte eppure nessuna che mi convinca.
Il motivo della mia inquietudine che si riflette anche nella mia cucina è che molto spesso negli ultimi tempi mi chiedo che cosa sarebbe successo se non avessi imboccato certe strade, se non avessi incontrato alcune persone.
Non mi sento di dare la colpa a nessuno, tuttavia so che una persona in cui avevo riposto molta fiducia ha accelerato il processo verso la mia autodistruzione. Non so, magari mi sarei trovata in questo pasticcio anche senza conoscerla, magari la mia crisi si sarebbe sviluppata in modalità diverse più o meno catastrofiche di quella che ho scelto. Non mi piacciono molto i “se” e i “ma” tanto è vero che in quattro anni non mi sono posta molte volte il problema, soltanto sono così intenzionata ad andare in fondo al problema che ormai sono disposta a provare tutte le strade.
D’altronde, ognuno ha il suo 11 settembre, quell’evento che fa da spartiacque tra un prima e un dopo, quel momento a partire dal quale nulla sarà più come prima. Lungi da me considerare il mio problema così importante, so bene che nella mia sfortuna ci sono persone che stanno molto peggio di me o si trovano in condizioni molto più gravi della mia, dico solo che anche io nel mio piccolo ho avuto il mio personale corto circuito.
Perdere una persona su cui avevi investito molto, di cui ti sei voluta fidare nonostante gli alti e bassi, nonostante ti avesse deluso già tante volte…beh è devastante, specie se non si è sicuri di sé e si tende ad attribuirsi molte colpe anche per quello di cui colpevoli non si è. Anzi.
Ecco, quello che ancora non sono riuscita a fare è una sorta di elaborazione della perdita. Non è che senta la mancanza di questa persona, non è che se non l’avessi persa avrei un’autostima ipertrofica o che so io…soltanto è che andandosene, allontanandosi da me quella persona mi ha fatto sentire inadeguata, sbagliata, colpevole del suo allontanamento, inadatta ad essere amata. E questa sensazione/convinzione mi perseguita da ormai 4 anni.
Elaborazione della perdita. Sembra un lavoro così chiaro e concreto, invece è sfuggente, sdrucciolevole. E soprattutto è un lavoro che non si è mai fatto prima. Non è retribuito, ma non è nemmeno volontario. Rigoroso, anche se non c’è nessuno che ti sorvegli o ti indichi quale sia la via giusta, gli step da seguire. Non esiste un tirocinio, non esistono criteri per affermare se ci sono stati progressi o definire che cosa potrebbe aiutare a farne.

Tengo gli altri pensieri per me, anzi mi scuso con chi legge il mio blog perché paradossalmente spesso sono PESANTE. Mi dispiace, volevo essere brillante e spesso mi ritrovo a lamentarmi o a riversare la mia tristezza nei post. Spero che presto di questi post ce ne siano sempre di meno, a favore di parole più serene.
Comunque, alla fine del mio pellegrinaggio culinario ed ideativo ho deciso che la ricetta di oggi doveva essere salata. Non sono molto ferrata sull’argomento ma voglio impegnarmi a migliorare.
Motivo per cui mi sono ispirata a Cucina Naturale di qualche mese fa per questa millefoglie di seitan, ero restia e diffidente ma mi sono dovuta ricredere perché è davvero buonissima e semplicissima da preparare, anche se ovviamente ho cambiato alcune cosine.
Per esempio la ricetta originale prevedeva la cottura in padella, io ho approfittato del forno acceso per il seitan e la mela. Il terzo ingrediente dell’originale è la patata ma io ho optato per il finocchio, eletto a “Verdura della settimana” (la cosa buffa è che io qualche anno fa li ho aboliti dalla mia dieta perché lo detestavo cotto, qualche settimana fa ho avuto la rivelazione …ed l’inizio di una storia d’amore!). Bon, vi lascio alla ricetta!

Millefoglie di seitan, finocchi e mela:
Ingredienti per una persona:
100 g di seitan
mezza mela fuji
1 rametto di rosmarino, timo, maggiorana, salvia, alloro
2 cucchiai olio evo
pepe
1 finocchio


How To:
Sbollentare il finocchio per qualche minuto in acqua bollente salata, scolarlo e lasciarlo freddare.
Nel frattempo affettare il seitan in fettine quanto più sottili possibili (aiutatevi con una mandolina), lavare la mela, tagliarla a metà, privarla del torsolo e affettare anche questa a fettine sottili, far tostare in forno per due minuti, insaporire con un po’ d’olio e un pizzico di pepe.
Tritare le erbe aromatiche e mescolare con l’olio.
Riprendere il finocchio, che nel frattempo si saranno raffreddati, affettarlo a fettine sottili. Disporre in una teglia rivestita da carta forno sia i finocchi sia le fettine di seitan e condire con l’olio al trito aromatico. Infornare a 200° per una ventina di minuti.
A questo punto, comporre il piatto alternando le fettine calde di seitan con quelle di mela e finocchio.
Guarnire con un rametto di rosmarino. Semplice ma d’effetto! :)
Zucchina

sabato 25 gennaio 2014

Elogio della normalità. E biscotti.



Ore 7.30. Apro gli occhi, tutto è buio. Tendo le orecchie per ascoltare. L’unico suono è quello del mare. Devo solo attraversare la strada e mi trovo sul lungomare. Questa mattina, al buio della mia camera, mi rendo conto che non è da tutti svegliarsi e sentire il rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga, lo splendido rumore delle onde che si avvicendano le une alle altre. E me ne rendo conto oggi, un sabato mattina come tanti, semplice, senza impegni.
Oltre alle onde, il silenzio. O quasi. Dalla cucina il vociare del motorino del frigo. Mi lascio cullare un altro po’ dalle onde e dal buio, tutto tace. Fino a quando la tromba delle scale del condominio amplifica uno starnuto da trombone. Poco fine, sembra che venga giù il muro. Poca poesia ma anche questa è la quotidianità. Semplice, banale quotidianità.
La mia mattina è iniziata così, con le onde (e lo starnuto) e il cielo grigio. Ma oggi non mi importa, a dispetto del freddo, del grigio e della pioggia, stamattina mi sono sentita stranamente in pace con me stessa e con il mondo. Semplicemente, banalmente felice di esserci. Qui e ora.

Mattinata lenta, trascorsa senza fare nulla in particolare. La sostenibile leggerezza dell’ozio. In un giorno in cui tutto sembra a rilento, anche la mia testa rallenta la sua corsa e non mi sento colpevole di nulla. Strano. Io che non mi lascio passare nulla. Oggi va così.
Giornate come queste mi fanno pensare alle nonne, alle signore di una volta, quelle che passavano le loro giornate a casa a rivestire il ruolo di “angeli del focolare”, di quelle che si destreggiavano tra pentole e padelle come se interpretassero una danza, donne rustiche, magari una nonna di qualche decennio fa. Semplice, rustica. Vorrei dire di avvicinare questa figura alla mia infanzia ma mentirei, io una nonna così non ce l’ho mai avuta. Mia nonna materna è una nonna sprint e comunque non la vivo quotidianamente visto che vive a Caracas, quella da parte di papà non l’ho potuta conoscere.
Mi piace pensare (senza rimpianti o senza tristezza sia chiaro) a mia nonna come una donna come quella che ho descritto. Una donna temprata dalla povertà, dal vivere in un paesino arroccato sulle colline marchigiane, una donna che cucinava per otto, una donna che quello che offriva non lo tirava fuori dal tetrapack o da una busta giallo chiaro di una nota marca di biscotti. Nono quello che offriva veniva dalla campagna, dalla forza delle sue braccia che impastavano, rimestavano, tagliavano.
Giornate come questa ti fanno vivere ad un ritmo che non è quello di semafori, scadenze, dischi orari. Giornate come queste pretendono tazzone di thè, copertina di pile. E biscotti homemade. Brutti, semplici, banali. Ma che riscaldano, tanto e più della coperta di pile a mo’ di mantello sulle spalle. Buona lentezza, buona semplicità, buona banalità.


Crispy oat cookies:
Ingredienti per una 20 di biscotti:
Ingredienti:
180 g di fiocchi di avena piccoli
40 g di crusca di frumento
40 g di farina di farro integrale
30 g di farina integrale                                                                                                                        
 6 g di malto di riso
65 g di zucchero di canna
45 g di olio di semi di girasole
4 g di di lievito
2 tazzine da caffè di acqua
1 pizzico di sale
How to:
Unire tutti gli ingredienti secchi, e aggiungere poi il malto e l’olio. Amalgamare bene. Se il composto è troppo secco aggiungere un poco di acqua per far legare meglio gli ingredienti ed impastare con le mani facendola assorbire tutta.
Riporre in frigo a compattare, 30/45 minuti bastano. Preriscaldare il forno a 180° , coprire un teglia con carta forno. Riprendere il composto e formare delle palline che andranno appiattite un pochino. Oppure usate uno stampino taglia biscotti e a mo’ di coppa pasta riempirlo con due cucchiai di impasto. Infornare per circa 20 minuti, girarli e rimetteteli in forno per altri 10 minuti.
Lasciar raffreddare e gustare i vostri simil Gran Cereali homemade!



mercoledì 22 gennaio 2014

Come un abbraccio. Arancione.



Metti insieme due persone che insieme non sono mai state; a volte il mondo cambia e a volte no. Può darsi che si schiantino e prendano fuoco, o che prendano fuoco e si schiantino. Ma a volte invece, ne nasce qualcosa di nuovo, e allora il mondo cambia. Insieme, in quel primo momento esaltante, con quella sensazione esplosiva di asces, esse sono più grandi dei loro sé individuali. Insieme, vedono più lontano, vedono più chiaro.
-          Julian Barnes, Livelli di vita-

Queste righe le dedico a te, amico mio. A te che ci sei sempre nei momenti in cui ne ho più bisogno, a te che mi hai visto in tutte le salse, a te che mi sopporti e mi supporti. Anche quando sei il primo ad essere ferito dal mio essere distante, incoerente, incostante. A te che hai sempre il sorriso sulle labbra, a te che trovi sempre la battuta pronta, a te che sei così diverso da me, tu così solare, io così cupa.
Non so bene come definire quello che sento per te, sicuramente non è amore, sicuramente non è solo amicizia. Perché come mi sento protetta quando sono con te, non mi sono sentita mai con nessun altro, perché quando sei sparito per tre anni è come se mi avessi colpito con un pugno nello stomaco, perché se non mi scrivi il buongiorno ho paura che te ne sia andato via ancora una volta.
Quando vi capita di incontrare una persona come lui, ragazzi miei, tenetevelo stretto. Perché in alcuni momenti solo lui ha saputo tranquillizzarmi con il suo abbraccio. 


E morbida, calda e dolce come un abbraccio è questa vellutata, ideale per queste giornate cupe sia fuori dalla finestra sia dentro l’anima. Mi sono innamorata del sapore di una vellutata di zucca in brick di una nota marca e ho tentato di riprodurla a casa. Non sarà buona come l’originale ma è l’ideale se si ha bisogno di una coccola. Ricetta a prova di (ed anti-) tristezza.
Vellutata alla zucca e rosmarino:
  Ingredienti per 4 persone:
-          1 kg di zucca
-          due carote
-          500 ml di latte scremato
-          4 rametti di rosmarino
-          noce moscata
-          olio evo
-          sale e pepe qb
Per guarnire (facoltativo):
semi di sesamo, semi di zucca, semi di lino e semi di girasole qb 
How to:
Pelare e privare dei semi la zucca, tagliarla a pezzi e metterla in una pentola con il latte (potete anche mettere metà dose di latte e metà di brodo vegetale), aggiungere le carote pelate, un po’ di sale, pepe, noce moscata. Mettere anche i rametti di rosmarino, ben legati insieme perché non perdano gli aghi.
Coprire la pentola e portare ad ebollizione a fuoco vivace, dopodiché abbassare la fiamma al minimo e lasciar cuocere per altri 20-25 minuti. Far intiepidire la zucca, quindi raccoglierla con una schiumarola, frullarla con il minipimer, aggiungendo un po’ del latte di cottura. Dovreste ottenere una crema densa, fate lo stesso con le carote. Rimettere sul fuoco e cuocere per altri 15-20 minuti. Servire con un filo d’olio evo.

Varianti:
-          Una variante più esotica (off limits per i palati più tradizionalisti quali mio papà) può prevedere una grattugiata di zenzero.
-          Per una variante più rustica potete lasciare gli aghetti del rosmarino nella vellutata, magari tritandoli grossolanamente con un coltello o con le forbici.
-          Si può rendere 100% cruelty-free usando latte d’avena o di riso o latte di soia purché senza zuccheri aggiunti.

Zucchina

lunedì 20 gennaio 2014

Giorni no e riflessioni.


Ci sono giorni che non dovrebbero iniziare, giorni in cui mi sembra che avrei fatto meglio a rimanere a letto e ricominciare direttamente il mattino dopo per la serie “Ritenta, sarai più fortunato”. Da un paio di settimane a questa parte, giorni del genere si ripetono uno dietro l’altro.
 Il post che avevo in mente con tanto di ricetta lo metto un attimo da parte, il blog è mio, lo gestisco io e se sento il bisogno di sfogarmi in questo spazio tutto mio…beh lo faccio.
Ho paura. Paura che questa condizione possa sopraffarmi a tal punto da essere permanente. Paura di dovermi arrendere all’idea che le cose non cambieranno. Paura di dovermi sentire sempre così e di dover continuare per tutta la vita a vivere a metà. Bella roba.
Il fulcro del problema è il non vedersi mai con occhio benevolo, io eterna boia di me stessa, io che non mi sono mai piaciuta, non riesco a vedere mai nulla di buono in quello che faccio ed in quello che sono. Paradossalmente disposta ad offrire il beneficio del dubbio agli altri, mai a me, pronta a scorgere il minimo di buono in altri, sottolineo con un evidenziatore fluorescente i miei difetti, le mie mancanze, il mio essere meno. Se prima questo era un sentimento latente, ora mi condiziona non poco, dal momento che il non credere di essere abbastanza mi fa pensare che riscattarmi, vincere finalmente, uscire da questa cosa a testa alta sia un qualcosa per cui non valga la pena lottare. Qui in ballo non c’è un voto di un esame, lo sguardo di un ragazzo, un mutuo o una macchina nuova ragazzi, qua c’è in ballo una vita. Una  vita che aspetta di essere vissuta, una vita che aspetta di essere chiamata a gran voce, una vita che vorrebbe essere scritta a caratteri maiuscoli e invece no, la lascio al di là della barricata. Troppo incerta per sfondarla da sola, troppo testarda per chiedere rinforzi, troppo …codarda per andarmela a prendere davvero?
Da troppo tempo ormai sono prigioniera di questa atonia che quasi la sento parte di me, come se debba essere per forza così. Sono stata cattiva e questa è la mia punizione? Le ho provate tutte in passato, sono quattro anni che provo eppure Lei è ancora qui, spesso sono stata sul punto di svincolarmi e proprio mentre pensavamo (e qui parlo al plurale non per superbia ma per riferirmi anche a chi mi è o mi è stato vicino) di avercela fatta, Lei mi ha ripreso al volo. Uscire si può, uscire si deve…ma come?
 Zucchina

mercoledì 15 gennaio 2014

Una poesia e...un'insalata


I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme.
Fremo per la mia allegria.
A volte mi sento invadere da
una vaga, fredda, triste, implacabile
quasi-concupiscente spiritualità.

Mi fa tutt'uno con l'erba.

La mia vita sottrae colore a tutti i fiori.
La brezza che sembra restia a passare
scrolla dalle mie ore rossi petali
e il mio cuore arde senza pioggia.

Poi Dio diventa un mio vizio

e i divini sentimenti un abbraccio
che annega i miei sensi nel suo vino
e non lascia contorni nei miei modi
di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.

I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano

una vaga e tiepida anima-unità.
Come il mare che prevede una tempesta,
un pigro dolore e un'inquietudine fanno di me
il mormorio di un incalzante stormo.

I miei inariditi pensieri si mescolano e occupano

le loro interpresenze, e usurpano
gli uni il posto degli altri. Non distinguo
nulla in me tranne l'impossibile
amalgama delle molte cose che sono.

Sono un bevitore dei miei pensieri

l'essenza dei miei sentimenti inonda la mia anima...
La mia volontà vi si impregna.
Poi la vita ferma un sogno e fa sfiorire
la bellezza nel dolore dei miei versi.
 Sensazione, 
F.Pessoa





SUPERFABULOUS SALAD (ossia radicchio ed indivia grigliati, nocciole, dressing al pompelmo)

Ingredienti (per 2-3 persone)
* Per il dressing al pompelmo:succo di 1 grosso pompelmo rosa malto di riso 3 cucchiai Pepe nero qb

** Per la grigliata:
1 cespo di radicchio medio-grande
4 cespi di indivia belga, puliti e privati delle foglie esterne
olio EVOmix pepe qb

sale affumicato qb
** extra:
nocciole tostate 

un pompelmo pelato a vivo  
How to: 
Preparare il dressing/marinatura: in una piccola ciotola aggiungere il succo di pompelmo rosa appena spremuta. Aggiungere 4 cucchiai di malto ed il pepe. Mescolare bene con una piccola frusta. Assaggiare! Buonissima, può essere aggiustata a proprio gusto con un po' di succo di pompelmo o aggiungendo/togliendo un cucchiaio di malto. Mettere da parte e dedicarsi alle verdure! (PS: la salsina non ha bisogno di andare in frigo!).
Preriscaldare una bistecchiera unta con un goccino d'olio. Attendere che la padella sia caldissima ed adagiare radicchio e indivia, tagliati in 4 spicchi o comunque in modo che tutte le foglie vengano a contatto con la griglia e si cuociano. Man mano che si grigliano, girate le verdure cosicchè tutti i lati possano cuocersi. Salare e pepare.
Ci vogliono solo pochi minuti su ogni lato! A questo punto, mettere tutte le verdure in un'insalatiera e versare il dressing al pompelmo e lasciate insaporire. All'inizio per paura che l'abbinamento non mi piacesse, non ho messo tutta la salsina ma nel mentre mi sono resa conto che era così buono che non potevo far avanzare nulla! (ma consiglio di fare lo stesso e regolarsi sulla quantità di condimento in base al proprio gusto).
Pelare a vivo il pompelmo, tagliate gli spicchi a pezzetti.dadini e tostare le nocciole. Aggiungere il tutto all'insalata e mescolare.

Enjoy the superfab winter salad!
Con questa insalata partecipo alla raccolta di Salutiamoci, questo mese è ospitato da Girovegando in cucina.

 
Zucchina


 




da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-96056?f=a:957>

mercoledì 8 gennaio 2014

Breakfast e...provarci sempre, arrendersi mai (???)!



Da brava dietista (al di là di tutto), so che la colazione è il pasto più importante della giornata, ancora prima della scienza è un sapere antico e popolare. Come dice sempre mia nonna, il segreto di una corretta alimentazione è “Desayunar como un rey almuerzo como un príncipe y cena como un mendigo"–ovvero “Colazione da re, pranzo da principe e cena da poveretto”. In termini tecnici, la colazione dovrebbe rappresentare il 15-20% delle kcal totali della giornata, quota spesso non raggiunta oggi giorno, quando la colazione consiste in un goccio di latte prima di uscire di corsa da casa o, peggio ancora, omessa del tutto.                                                                                                                                                     Altro paio di maniche è la questione della colazione al bar che oltre a gravare al portafoglio (se ci pensate il “cornetto+ cappuccio” viene sui 2 euro, “cornetto+ cappuccio” oggi, “cornetto+ cappuccio” domani in un mese sono 60 euro!!!), pesa anche sulla salute dato che il croissant del bar non è proprio un’iniezione di benessere, anzi.                                                                                                                                            Dolce o salata che sia, la colazione è fondamentale per il nostro corpo in quanto migliora il profilo metabolico, è il momento in cui l’assorbimento dei nutrienti è maggiormente operativa, permette che si instauri la giusta relazione fra segnale di fame e segnale di sazietà.                                                                Insomma, avrete capito che alla colazione tengo molto, come tengo molto ad aiutare nel mio piccolo con quanto so. Dato che non sono amante del troppo dolce, dato che mi piace che il mio piccolo rituale quotidiano parli di “me”, sia una coccola per iniziare bene la giornata, perché non preparare un dolcetto da addentare proprio a colazione? e perché non aggiungere un po’ di colore con il binomio “agrumi+poppyseed/semi di papavero”? 



Di solito i semi di papavero vengono abbinati al limone ma il mio spacciatore di allegria personale (alias il mio migliore amico, chiamiamolo così) per l’Epifania si è presentato con una cassa piena di arance che non potevano non essere protagoniste della mia colazione!
ORANGE & POPPY SEED POUNDCAKE

Ingredienti:
250 g farina di farro integrale
150 g farina di riso semi-integrale
2 cucchiai di maizena
150 ml malto di riso
50 ml olio di semi                                                                                                                 
un pizzico di sale
una bustina di cremor tartaro
300 ml spremuta di arancia
scorza di arancia (o come Cesca docet, polvere di agrumi DIY)                                                                 semi di papavero qb
Procedimento:
For dummies come sempre!!! Mescolare in una ciotola farine e lievito, in un’altra unire i liquidi ed infine amalgamare in un unico composto omogeneo. Mescolare bene per evitare grumi, l’impasto dovrà “scrivere”. A questo punto aggiungere la scorza di arancia e i semi di papavero, amalgamandoli al composto. Oliare ed infarinare uno stampo da plum cake, versare il composto nello stampo e cuocere in forno caldo a 180°C  per circa 45/50 minuti. Fare sempre la prova stecchino. Lasciate raffreddare, preparare sul momento una spremuta d’arancia e …buen provecho!

Riprovo? si dai! Con questa ricetta mi aggiungo a Salutiamoci che questo mese è da lei <3

Zucchina

martedì 7 gennaio 2014

Ricordi...all'arancia



Scrivo questo post con tanta emozione. Vorrei provare a dare anche io il mio piccolo contributo a “Salutiamoci” che questo mese è tutto dedicato agli agrumi ed è ospitato da Katiuscia. Limoni, arance, pompelmi e affini sono degli ingredienti speciali, versatili, buonissimi ma soprattutto dei veri e propri “contenitori” di salute. Belli, colorati, conduttori di allegri, non so voi ma a me vedere una piccola bomba a mano (alias arancia gigante bio) tutta arancione mi mette addosso un’allegria unica!

Ricordo con grande tenerezza che uno dei miei primi esperimenti in cucina sono stati dei soufflé al limone, non ricordo bene il risultato ma ricordo ancora il profumo del limone che usciva dal forno. Questa mia dimenticanza non è voluta ma sta a segnalarmi – come se avessi bisogno- che sono rientrata anche solo con la testa in un periodo molto buio, di cui ricordo ben poco e per cui non vado fiera. Da quel pomeriggio di quasi quattro anni fa sono cambiate molte cose, in questo caso direi per fortuna. Non sono più in condizioni così gravi da essere evidentemente malata, non sono più incapace di comprendere dove sbaglio (anche se per certi errori il sapere non coincide con il non farli), non sono più annichilita al 100% ma in percentuale minore. Devo ancora fare molta strada per non essere più in balia dei calcoli, delle immagini distorte e della paura ma sono qui. A provare. A cercare di riappropriarmi di me e della vita. Desiderosa (anche se non so come) di divorare la vita.
Da quei soufflé al limone sono cambiate tante cose anche nel modo in cui cucino, mille sono state le declinazioni e gli usi degli agrumi, mille le prove che questi frutti hanno superato dopo essersi resi protagonisti soprattutto dei miei dolci.
Ma non è un dolce quello che propongo oggi. No, avevo voglia di osare e sono andata a prendere un libro dalla mia libreria e ho adattato una ricetta alle mie esigenze, alla mia scelta e alla mia dispensa. Il libercolo in questione è “Piatti raffinati con il wok” e finalmente non lo sfoglio solo per il gusto di farlo ma per sfruttarlo sul serio…anzi per SPREMERLO fino in fondo! :)
“Spadellata del pollo felice all’arancia”
Ingredienti:
Un peperoncino (o un cucchiaino di peperoncino in polvere)
mezzo peperone rosso e mezzo peperone giallo (o come l’originale solo rosso)
 (100 g di germogli di soia- che io non avevo ma la ricetta indicava)
cipolla (un quarto)
uno spicchio d’aglio
tofu affumicato (125 g)
2 arance BIO (di una va usata la polpa, dell’altra il succo)
sale e pepe qb
olio evo
Zenzero in polvere
4 cucchiai di sherry (che io ho omesso)
4 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di amido di mais o farina
How to:
Semplicemente, seguite le indicazioni del libro! 

Le mie uniche variazioni sono state l’aver dovuto sacrificare anche la mia seconda arancia per il succo (quindi nelle foto non compaiono gli spicchi che andrebbero pelati a vivo), non ho usato il pollo bensì del tofu affumicato e ho aggiunto (GIUSTAMENTE!) una zucchina. Io avevo in congelatore un po' di zucchine ed i peperoni me li ha portati il boss (papà) che li ha avuti da un suo amico. Per avere una cremina ancora più cremina ho mescolato succo d’arancia, salsa di soia e amido di mais in un bicchiere così da non avere grumi e poi a circa 3 minuti dalla fine ho aggiunto il tutto nel wok così da farla addensare.
Ho cosparso con semini vari e le jeaux sont fait!  
Un abbraccio
Zucchina



mercoledì 1 gennaio 2014

Come Dr. Jekyll and Mr. Hyde, le due facce dello stesso impasto

Sono stata incerta fino all'ultimo se buttarmi anch'io nella mischia dei "bilanci/propositi anno vecchio, anno nuovo" ma alla fine mi sono decisa a lasciare una traccia di me oggi.
Questo 2013 non è stato malaccio, alla fin fine ne ho passati di anni peggiori quindi mi sento di dare un 6 politico. Quanto al nuovo anno non ho intenzione di fare buoni propositi, nè di aspettarmi un anno speciale, spero solo di riuscire finalmente a risolvere una questione che rientra nei miei "progetti per il futuro" da 3 Capodanni. Spero di riuscire a svincolarmi da certe mie paure, da certe mie prigioni che mi impediscono di vedere e prevedere qualunque futuro roseo. Il problema è che quando sei in balia di una condizione come la mia non riesci ad apprezzare le piccole cose bella della vita, non riesci a vedere che in te c'è qualcosa di buono, che non è poi così tanto male, che, sì ci sono stati momenti migliori, ma che potranno essercene anche in futuro. E invece no, ti ritrovi ad essere una fotocopia sbiadita di quello che eri prima, metà persona di un tempo, metà carattere di un tempo, incapace di capire perchè, incapace di capire come uscirne.
Ti guardi con occhi che non sono tuoi, sei il peggior secondino di te stesso, ti odi ancora di più perchè non solo non sai "come" ma ti chiedi anche se presto o tardi riuscirai a non sentire "lei" come parte inscindibile e imprescindibile di te. E ti senti uno schifo perchè oggettivamente non hai nulla che non va, anzi hai molto di più di quanto alcune ragazze/ragazzi possono avere: una famiglia alle spalle che ti ama, buoni amici, una testa che reputAVI pensante e agli occhi degli altri non sei nemmeno tanto da buttare. E nonostante questo "ti prendi anche il LUSSO di stare male"??? Eppure è così, ci sei cascata anche tu/ti sei infilata anche tu in questo buco più o meno consapevolmente e ora non sai come uscirne. E aspetti giorni migliori che neanche tu sei capace di immaginare, nemmeno tu sei in grado di costruire.
Eppure, nonostante la scarsa autostima sia stata sempre una tua costante, a guardarti ora rimpiangi la persona che eri e sei incapace di "maturare" per il futuro una persona che vagamente le somigli. Quando penso a me stessa, vedo una sorta di spartiacque, una sorta di "ante" e "post" ANA, due persone completamente diverse ed incompatibili. Una, la vecchia te migliore della versione attuale, a cui non sai rimediare nonostante gli strumenti che ti sono stati dati. Eppure in mezzo a quello schifo che sei, ci sono sprazzi della persona che eri: quella persona che rideva, a cui brillavano gli occhi, che amava divertirsi, che Viveva ogni tanto emerge, mette da parte il personaggio che ora interpreti. Tipo quando pensi "Ma sì faccio il bis anch'io!" e poi eviti di passare il pomeriggio a pensare che hai fatto male, tipo quando metti da parte la freddolosa che sei diventata (l'inverno per me è tremendo, è un freddo che gela non solo il corpo ma anche il mio cuoricino) e vai in giro tutta la notte in gonna e decollete e chissene, mette da parte quella che si rintana sotto le coperte dribblando un invito per una serata piacevole e a Capodanno si fa 200 km in una macchina "disastrata" con gli amici solo per dire "La mia pazzia del 2014? Andare a fare colazione a Roma facendo credere a tutti che sei a Pescara" (e di fatto fino alle 4 e mezza di notte sei a Pescara, alle 7 sei a Roma e alle 10 e mezza sei di nuovo dove avresti dovuto essere).
Ecco io sono un macello, sono un conflitto di contraddizioni, implacabile arbitro di me stessa, che ogni mattina è un esame dall'esito incerto. Spero solo che quest'anno riesca a superarlo, sto esame.

L'esame invece questo impasto l'ha ampiamente superato: versatile, morbido, profumato, da farcire con tutto ciò che si ama e da replicare in due versioni: un rotolo e una torta di rose a modo mio. Veg, ca va sans dire!
Ingredienti per un rotolo o per una torta di rose di circa 26cm di diametro:
Ingredienti:

200 gr di farina 00
100 gr di farina integrale
180 ml di latte di soia
50 gr di zucchero semolato
7 gr di malto di riso o miele
1/2 bustina di lievito di birra disidratato (3,5 gr)
25 gr di olio d'i semi o olio evo leggero
per farcire il rotolo:
2 cucchiaioni di zucchero di canna
2 cucchiai di cacao amaro belli colmi! 
per farcire la torta di rose: 
crema di nocciole  
Scaldare in un pentolino lo zucchero semolato e il malto di riso, non serve che arrivi a bollore, basta solo che il dolcificante scelto si sciolga nell'infuso.
In una ciotola del robot versare le farine setacciate e il lievito. Versare latte e malto, quindi aggiungere l'olio. Olio di gomito: versare sul piano di lavoro e impastare fino ad ottenere una consistenza morbida e liscia. Formate un panetto e mettete a lievitare fino al raddoppio.
A questo punto, sul piano di lavoro leggermente infarinato stendere delicatamente la pasta con un mattarello e formare un rettangolo.


Qui sta alla vostra fantasia scegliere con cosa riempirlo!

PER IL ROTOLO:
Distribuire sulla superficie zucchero di canna, cacao setacciati. Lasciare libera una striscia di circa 1 cm, arrotolare delicatamente l'impasto e sigillare bene. Mettere in uno stampo per plumcake rivestito di carta forno e sigillate con pellicola. Fare lievitare fino a che l'impasto raggiungerà il bordo dello stampo.
Accendere  il forno a 180°C e cuocere per circa 30 minuti. Consiglio di cuocerlo nella parte bassa del forno, magari spennellandolo con una miscela di acqua e latte/ acqua e malto/ latte.

PER LA TORTA DI ROSE:
Come per il rotolo, farcire l'impasto lasciando un bordino libero ed arrotolare delicatamente l'impasto. Ora tagliate a fette il vostro salamotto (lo spessore delle fette è di circa 2-3 cm), disponetele in una teglia rotonda ben distanziate fra di loro, non dimenticando il centro! Rimettere a lievitare per un'oretta più o meno (dipende dalla temperatura a cui cucinate!) e anche qui cuocere a 180° per una mezz'oretta. Vale più che mai il consiglio di cuocerlo nella parte bassa del forno, magari spennellandolo con una miscela di acqua e latte/ acqua e malto/ latte, meglio ancora cuocerlo coperto da carta alluminio!
Gnam gnam! Enjoy it/them! E soprattutto, buon vento e buona vita in questo 2014 e oltre!
Zucchina